È una delle intolleranze più diffuse in tutto il mondo e può manifestarsi per diversi motivi o fattori di rischio. Si tratta, chiaramente, della celiachia: non esiste un’età specifica in cui questa si manifesti, anche se nella maggior parte dei casi i primi sintomi della celiachia si presentano durante lo svezzamento. Alla luce di ciò, quindi, chi è che diventa celiaco e perché si diventa celiaci?
Si tratta di una delle intolleranze più diffuse al mondo, di cui – negli ultimi anni soprattutto – sempre più persone soffrono: la celiachia è un’infiammazione cronica dell’intestino tenue, che avviene a seguito della mancata digestione corretta del glutine all’interno di soggetti geneticamente predisposti.
Non c’è un’età specifica in cui si manifesta per la prima volta la sintomatologia della celiachia. Generalmente, i primi sintomi si presentano durante lo svezzamento: diarrea cronica, dolore addominale, gonfiore addominale, astenia e ritardo nella crescita.
I due motivi fondamentali per cui si diventa celiaci sono l’intolleranza al glutine e la predisposizione genetica. Le due molecole, presenti nel 95% dei casi mondiali di celiaci, sono HLA-DQ2 e HLA-DQ8. Si tratta, tuttavia, di molecole non necessarie allo sviluppo della patologia.
Anche per quanto riguarda la predisposizione genetica c’è da fare un appunto necessario: geneticamente parlando un determinato individuo è predisposto alla mancata digestione corretta del glutine, che causa l’infiammazione cronica dell’intestino tenue. Tuttavia, soltanto il 30% di coloro che hanno una predisposizione genetica e consumano cereali con glutine (come amido, grano, orzo, farro o segale) risultano essere celiaci. Quindi, perchè si diventa celiaci?
Ci sono altri fattori di rischio che portano un determinato individuo a sviluppare la celiachia con i suoi sintomi e disturbi. Per tutti gli altri fattori scatenanti che non siano glutine e predisposizione genetica ci sono ancora molti dubbi e poche certezze, ma gli studi compiuti sugli interessati hanno mostrato alcune tendenze interessanti.
Innanzitutto, la maggior parte dei celiaci presenta geni che non sono presenti nell’organismo di coloro che non soffrono della patologia: si tratta di geni associati alla risposta del sistema immunitario; altro fattore di rischio per lo sviluppo della celiachia è la presenza di alcune malattie autoimmuni, come il diabete di tipo 1, la tiroidite di Hashimoto o l’epatite autoimmune.
Alcuni studi scientifici hanno dimostrato che le infezioni al tratto gastrointestinale che si verificano durante il primo anno di vita sono, in qualche modo, connesse allo sviluppo dell’intolleranza: per questo motivo è consigliabile tardare quanto più possibile il consumo di glutine durante lo svezzamento, anche se questo non servirà ad evitare al 100% lo sviluppo della celiachia.
Differenza fondamentale tra chi è celiaco e chi non lo è sta tutta nella flora batterica intestinale: è stato dimostrato che la flora intestinale dei celiaci è diversa rispetto a coloro che non soffrono della patologia, specie nei bambini in cui c’è un’alta presenza di alcuni ceppi batterici che possono compromettere l’integrità della mucosa batterica. Tuttavia, in questo caso, basterà seguire una dieta che preveda l’assenza di glutine per ripristinare la flora batterica.
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