In molti casi il tuo medico potrà prescrivere nelle analisi del sangue anche la determinazione della Proteina C Reattiva (PCR); molto probabilmente nel corso degli anni avrai imparato a capire dalle analisi se qualcosa non va, ma la Proteina C Reattiva forse ti sfugge nel suo significato.
Intanto possiamo dire che la Proteina C Reattiva è una proteina, un protide presente nel sangue in quantità minima in condizioni normali ma che si incrementa nei casi in cui vi sia la presenza di una condizione che richiede l’intervento del sistema immunitario.
Possiamo quindi dire che si riscontra un aumento della Proteina C Reattiva nelle situazioni in cui vi sia un processo infiammatorio. È una proteina prodotta dal fegato e fa parte delle cosiddette “proteine di fase acuta”, prodotte, cioè, nei momenti in cui si realizza un problema infiammatorio dell’organismo.
Tempo addietro si usava, da parte dei medici, prescrivere la VES, la determinazione della Velocità di Eritrosedimentazione per evidenziare uno stato generico di infiammazione nell’organismo.
Si è riscontrato, infatti, che negli stati infiammatori i globuli rossi tendono a depositarsi , a sedimentare con una velocità superiore al normale ma intanto questo avviene con un certo ritardo rispetto all’instaurarsi dell’infiammazione e poi l’alterazione è significativa ma non così tanto indicativa dell’entità dell’infiammazione.
Non è del tutto corretto dire che la PCR segnala uno stato infiammatorio anche se in pratica è così: la Proteina C Reattiva è, di fatto, una sorta di bandierina con la quale l’organismo indica al sistema immunitario dove deve intervenire.
A seguito dell’intervento del Sistema Immunitario si mettono in moto i meccanismi che portano all’infiammazione dei tessuti, un meccanismo di difesa dell’organismo. La PCR, quindi, incrementa la sua quantità immediatamente, entro un paio d’ore dal fatto infiammatorio messo in atto dal sistema immunitario attratto dalla stessa PCR.
Il vantaggio rispetto alla VES è già chiaro: si ha l’indicazione di uno stato infiammatorio in modo estremamente precoce, rapido e oltre a questo anche l’entità dell’alterazione fornisce importanti indicazioni sulla gravità dell’evento infiammatorio.
L’alterazione può arrivare anche a 50 mila volte il livello normale, fornendo al medico utilissime informazioni sull’entità del problema da trattare.
Il problema, piuttosto è la genericità di indicazione dell’alterazione rilevata: la PCR si alza in qualsiasi tipo di infiammazione presente, indipendentemente dalla causa che può essere una qualsiasi infiammazione anche di tipo reumatico, da tumore, da necrosi, come anche sostenuta da microrganismi di vario tipo e non fornisce alcuna indicazione sulla sede che spetta al medico comprendere.
Abbiamo visto come la PCR salga anche in modo notevole, molto significativo e repentino con l’instaurarsi di un fatto infiammatorio e decresca altrettanto rapidamente con la risoluzione, dando notevoli indicazioni rispetto all’andamento della flogosi che ne ha provocato il rialzo.
Abbiamo però anche visto come non possa dare indicazione né rispetto alla sede dell’infiammazione né rispetto alla causa. Esiste, in realtà, un’altro tipo di PCR chiamata hs-PCR che ha una importante applicazione clinica in quanto indica nello specifico un rischio di malattia cardiaca anche in pazienti sani, consentendo importanti interventi preventivi.
Questo tipo di PCR non si può usare come screening di massa, ma è parecchio utile se applicata a soggetti al momento sani ma che si ritengono a rischio di malattia cardiaca al fine di evidenziarne un incremento del rischio e comunque mettere in atto ogni misura tendente alla prevenzione dello sviluppo di malattia cardiaca.
Il valore normale della PCR in soggetti sani si può considerare contenuto entro il livello di 8 mg/L. Entro questi livelli una piccola alterazione non assume un particolare significato mentre in caso di infiammazione il suo valore si innalza rapidamente e significativamente, anche fino a 50 mila volte.
L’emivita, ossia il tempo che impiega a dimezzare il suo valore terminato l’evento che ne ha prodotto l’incremento è di circa 18 ore.
A livello indicativo si può considerare che l’alterazione intorno ai 10-40 mg/L si riscontrano facilmente in infezioni di carattere virale mentre nelle infezioni batteriche si assiste ad alterazioni tra 40 e 200 mg/L.
Rispetto alla hs-PCR, invece, si può fare riferimento ai seguenti valori:
Per fare l’esame della Proteina C Reattiva, se non prescritte contestualmente altre analisi che lo richiedono, non è necessario presentarsi a digiuno.
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