Tumori al cervello: un pesce parassita potrebbe curarli?
I ricercatori sono sempre in azione per cercare possibili cure contro il cancro. Stavolta uno studio è stato condotto circa le possibili azioni del pesce parassita lampreda sui tumori al cervello e sull’ictus.
Le lamprede sono una delle specie più antiche di pesci senza mandibola come anguille. Popolano sia i fiumi che le acque costiere, nelle regioni temperate di tutto il mondo.
Questi pesci dall’aspetto strano sono riconoscibili per la loro bocca senza ossa e con i denti allineati. Sono definiti parassiti, in quanto si nutrono del sangue di altri pesci.
La nuova ricerca sulle lamprede
Una nuova ricerca suggerisce che le lamprede possano fornire un veicolo adattabile per i farmaci che trattano gli effetti biologici delle condizioni o degli eventi sanitari che interessano il cervello.
Lo studio, condotto da un gruppo di scienziati dell’Università del Wisconsin-Madison e dell’Università del Texas ad Austin, ha esaminato un tipo di molecola proveniente dal sistema immunitario dei pesci, chiamata “recettori dei linfociti variabili” (VLR).
I ricercatori spiegano che ciò che rende interessanti i VLR è la loro capacità di indirizzare la matrice extracellulare (ECM), una rete di macromolecole che forniscono struttura alle cellule che circondano. Questa rete costituisce gran parte del sistema nervoso centrale. Per cui il team di ricerca ritiene che i VLR possano aiutare ad agevolare i farmaci per il cervello, aumentando l’efficacia dei trattamenti per cancro al cervello, trauma cerebrale o ictus.
I ricercatori rilevano che i VLR vincolanti per vari farmaci possono avere un altro importante vantaggio. Ovvero potrebbero consentire agli specialisti di somministrare dosi significativamente più elevate di tali farmaci all’ECM del cervello. Simili all’acqua che impregna una spugna, le molecole di lampreda potenzialmente concentrano molto più del farmaco intorno alle cellule rispetto al funzionamento normale delle cellule, spiegano gli esperti.
Usando le cellule delle lamprede, si potrebbero mantenere in atto terapie che altrimenti non si accumulano bene nel cervello in modo che possano essere più efficaci.
Provare questa strategia in diversi modelli
I ricercatori hanno tutta l’intenzione di provare a combinare le VLR con altri tipi di farmaci anti-cancro, compresi quelli usati nell’immunoterapia. Questo per vedere quanto le molecole funzionerebbero con una gamma più ampia di terapie.
Un’altra possibilità che i ricercatori vorrebbero analizzare è quella di utilizzare le VLR per rilevare eventuali interruzioni della barriera emato-encefalica, così da individuare l’insorgenza di un problema di salute. Propongono di farlo legando i VLR a sofisticate sonde compatibili con le tecnologie di imaging cerebrale.
Per il momento, tuttavia, il team di ricerca si dice entusiasta di provare questa strategia in diversi sistemi modello di malattia. Il tutto nella speranza di fornire presto una varietà di terapie diverse con queste molecole provenienti dal pesce parassita.