Il tumore al colon è un male molto comune che va ad attecchire sui rivestimenti dell’intestino crasso. Comune in egual modo sia in maschi che femmine, esso compare soprattutto negli over 50 anni.
In genere il tumore al colon si presenta con una abnorme crescita delle cellule normali. La scienza in questo caso le cataloga come polipi. Se arrivano a superare determinate dimensioni, uscendo fuori il controllo del nostro corpo, questi polipi diventano di tipo canceroso.
Nel caso del tumore al colon retto, la ricerca non riesce ad individuare precisamente un elenco di cause riconducibili alla formazione di cellule maligne. Tuttavia, stando ad alcuni studi, seguendo una dieta ricca di fibre e povera di grassi, è possibile scongiurare il rischio di sviluppare il cancro al colon rispetto a diete meno sane.
Chiaro è che per pendere in tempo questo tipo di cancro occorre una diagnosi precoce. In particolare sarebbe meglio individuarlo prima del manifestarsi di determinati tipi di sintomi. Solo così si può aumentare la probabilità di guarigione. E, a proposito di sintomi mirati, essi possono essere ricondotti a:
Il primo campanello d’allarme per questo tipo di tumore è dato dalla presenza di sangue (anche occulto) nelle feci. Ci si può pertanto recare in un laboratorio di analisi o affidarsi ad un kit fai da te acquistabile in farmacia.
Se non si manifesta la perdita di sangue per vie fecali, il paziente resta ignaro della cosa, fino a perdere quantità considerevoli di sangue. Il che lo può portare a soffrire di anemia. Tra i segni dell’anemia ci sono i giramenti di testa, le vertigini nonché una sensazione di affaticamento.
Per diagnosticare il tumore al color retto si possono effettuare due tipologie di esami digitali. Il primo è detto sigmoidoscopia. Attraverso un endoscopio rigido inserito nel retto e nel sigma, lo specialista valuta eventuali presenze di anomalie all’interno.
Il secondo esame è quello endoscopico, detto colonscopia. Il medico in tal caso utilizza un tubo lungo e flessibile che passa per il retto ed esamina in primis il contenuto della parte di colon ascendente. In presenza di sangue nelle feci, questi due esami sono strettamente necessari.
Un altro esame valido per la diagnosi è la TAC (esame di tomografia assiale computerizzata). Grazie ai raggi x lo specialista cerca di vedere quello che è il contenuto dell’addome.
La stragrande maggioranza dei pazienti con il tumore al colon è costretto ad interventi chirurgici per asportare le cellule maligne. Durante l’operazione il medico asporta alcuni linfonodi nell’addome per analizzarli e capire se c’è stata diffusione di cellule maligne nel resto del corpo. In base a dove si forma il tumore, il chirurgo potrebbe essere costretto a creare un ano artificiale per favorire l’espulsione del materiale fecale. In tal caso il paziente subisce la colostomia.
Dopo l’intervento chirurgico, quasi sicuramente l’oncologo suggerisce al paziente una cura con radiazioni o una chemioterapia. Nel primo caso, la radioterapia si effettua qualora il cancro sia concentrato nel retto e di solito avviene prima di essere operati. Non è altro che un trattamento terapico a base di elevata energia di radiazioni.
Viceversa la chemioterapia è una terapia farmacologica, posta in essere per via orale o per via endovenosa. Il medico prova a uccidere le cellule maligne attraverso delle sostanze chimiche molto forti. Grazie ai trattamenti terapici e agli interventi chirurgici, se preso in tempo, il tumore al colon può essere tranquillamente superato.
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