La calprotectina positiva che cos’è? In generale bisogna dire che la calprotectina è una proteina in grado di legare alcune sostanze nel nostro organismo, come il calcio e lo zinco. Si trova in alcune cellule fondamentali per il corpo umano, come per esempio i macrofagi o i granulociti. Attraverso questa sostanza, queste cellule difensive dell’organismo umano riescono a contrastare lo sviluppo di batteri e funghi.
Infatti proprio la calprotectina interviene nella risposta infiammatoria che l’organismo scatena nei confronti dell’aggressione di possibili agenti esterni. Ma quando si parla di calprotectina positiva? Quando si può parlare di calprotectina fecale positiva? Cerchiamo di capirne di più.
I valori di riferimento della calprotectina, anche per capire quando si tratta di calprotectina positiva o di calprotectina elevata, sono i seguenti.
Precisiamo pure quando si può parlare di calprotectina positiva nei bambini: in età pediatrica il valore preso come punto di riferimento di 50 mg/Kg di feci può essere considerato valido soltanto nei bambini a partire da 4 anni. Nei bambini più piccoli i valori normali che devono essere presi in considerazione sono di solito più elevati.
Vediamo adesso quali sono le cause della calprotectina alta.
Fare l’esame calprotectina è molto importante per riscontrare la calprotectina nelle feci, in modo da poter evidenziare alcune malattie, soprattutto quelle infiammatorie croniche dell’intestino, come la rettocolite ulcerosa e il morbo di Chron.
Normalmente, nelle patologie dell’intestino che non sono croniche, non si riscontrano valori di calprotectina altissima, infatti per esempio nella sindrome del colon irritabile si può parlare anche di calprotectina bassa.
Si ha invece calprotectina positiva nelle patologie croniche, come possono essere la diverticolite e le patologie peptiche. La calprotectina alta nelle feci si riscontra nelle fasi cliniche attive delle malattie. A volte indica anche la presenza di infezioni batteriche intestinali.
Se i livelli di calprotectina fecale sono relativamente bassi, è molto probabile che non sussistano nel paziente patologie organiche intestinali. A volte il medico può prescrivere questo test soltanto per escludere patologie più gravi.
Quindi, in presenza di altri sintomi evidenti che interessano l’intestino e che suscitano preoccupazione, se la misurazione della calprotectina dà dei valori bassi, è probabile che si tratti soltanto di una patologia riconducibile all’intestino irritabile o alla celiachia.
In generale la valutazione di questa sostanza presente nell’organismo si rivela fondamentale per riuscire a comprendere fino in fondo se nell’organismo è in corso uno stato infiammatorio intestinale, per distinguere le malattie infiammatorie riconducibili ad altre patologie che causano sintomi molto simili.
Infine la misurazione della calprotectina potrebbe essere importante anche per monitorare l’andamento di una malattia infiammatoria intestinale che è stata precedentemente diagnosticata.
Le malattie infiammatorie intestinali costituiscono un gruppo di patologie croniche che si contraddistinguono per l’infiammazione e per il danneggiamento dei tessuti che compongono il rivestimento dell’intestino.
Le più comuni patologie di questo genere sono il morbo di Chron e la colite ulcerosa. Non si conoscono ancora chiaramente del tutto le cause che stanno alla base di queste patologie. Gli esperti ritengono che possa esserci una concomitanza tra processi autoimmuni e attivazione di questi ultimi da parte di fattori ambientali.
Per fare l’esame della calprotectina bisogna misurarla su una piccola quantità di feci, che vengono raccolte in un apposito contenitore. È molto importante che il campione non sia contaminato da acqua o da urine.
Per fare l’esame non è richiesto essere a digiuno. Comunque sarebbe fondamentale non praticare attività fisica pesante almeno nei due giorni che precedono il test. Altra precauzione consiste nel fatto che non si dovrebbe fare l’esame della calprotectina nelle feci durante il periodo delle mestruazioni per le donne o in presenza di altre situazioni che potrebbero falsare i risultati, come la presenza di emorroidi.
È essenziale chiedere consiglio al medico se, in vista dell’esame, sarebbe necessario sospendere l’assunzione di alcuni farmaci, come gli antinfiammatori non steroidei e gli inibitori dell’acidità gastrica.
A volte potrebbe essere necessaria l’analisi di campioni di feci prelevati nel corso di due giorni consecutivi.
Normalmente l’esame della calprotectina è soltanto un test che può suscitare un campanello di allarme e che può indurre il medico a prescrivere altri esami per accertare alcuni fattori di rischio o alcune cause patologiche che potrebbero stare alla base del valore.
Quindi è sempre opportuno consultare il medico di fiducia, che, in presenza di calprotectina positiva, può consigliare di sottoporsi ad altri esami, come la colonscopia o l’ecografia dell’addome.
Inoltre gran parte della ricerca scientifica sta cercando di concentrarsi anche sull’analisi del legame tra calprotectina e celiachia. Se si sospetta di soffrire di celiachia, proprio questo esame della misurazione di questa sostanza potrebbe essere un punto di partenza per avviare altre indagini.
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