Un test del sangue ci indicherà quanto vivremo
Quanto tempo ci resta da vivere? È una domanda che l’essere umano si è sempre posto, specialmente quando gli anni cominciano a diventare parecchi. Riuscire a sapere quanto tempo abbiamo prima di terminare il passaggio su questa Terra può essere molto utile per organizzare al meglio gli anni che restano, ma finora è rimasta soltanto una bella utopia.
Quanto ci resta da vivere? 14 biomarcatori possono dircelo
Finora, appunto, perché una ricerca condotta da un’equipe che ha visto la partecipazione dell’Università di Leiden, del National Institute for Health and Welfare della Finlandia e dell’Università del Brunei di Londra potrebbe aver segnato un punto di svolta.
Lo studio, che è stato pubblicato su Nature Communications, potrebbe farci scoprire quanto è alto il rischio di una nostra morte nei prossimi dieci anni. Assieme al sesso della persona interessata, viene infatti tenuto conto di 14 biomarcatori che riuscirebbero a fornire con una certa efficacia le percentuali di rischio decesso nel giro di 5 e 10 anni.
Dato che si tratta di entità normalmente presenti nel nostro sangue, per determinare il valore di questi biomarcatori basterà un comunissimo prelievo.
I biomarcatori possono aiutare molto i medici
Oltre a capire quanto è alto il rischio morte nei prossimi anni, i risultati del prelievo possono anche aiutare i medici a capire le maggiori vulnerabilità del soggetto e a predisporre cure più aggressive, mirate alla risoluzione del problema.
La metodica risulta essere più efficace rispetto alle valutazioni tradizionali, come la misurazione della pressione arteriosa o il rilevamento di valori importanti come colesterolo e glicemia, oltre ad altre analisi del sangue che possono tracciare un quadro piuttosto esaustivo dello stato di salute della persona presa in esame.
Tuttavia, specialmente nelle persone un po’ più anziane, questi parametri sono spesso insufficienti per capire quanto sia effettivamente alto il rischio di un decesso nel giro di pochi anni: per questo lo studio ha cercato di individuare quei biomarcatori che invece riescono a fornire delle informazioni più dettagliate.