Batteri buoni dell’intestino decisivi nella lotta ai tumori

I batteri buoni che si trovano nel nostro intestino possono giocare un ruolo decisivo nella lotta ai tumori. È quanto emerso in uno studio portato avanti da un team di ricercatori guidato da Lisa Derosa del Gustave Roussy Cancer Campus presso l’università di Parigi Saclay. La ricerca è stata mostrata durante una sessione del Congresso Esmo (Europan Society for Medical Oncology) in corso a Barcellona.

I batteri buoni dell’intestino decisivi nella lotta al cancro

In sostanza, lo studio dimostra che l’intestino è importantissimo per consentire all’immunoterapia di avere davvero efficacia nelle cure contro il cancro. È la stessa Lina Derosa, specializzata in ricerca sulla flora batterica intestinale, a spiegare all’AdnKronos che alcuni batteri portano ad un esito migliore dell’immunoterapia: un esempio è l’Akkermansia municiphila, che tuttavia non è il solo batterio che riesce a favorire risultati migliori con questo approccio.

Grazie alla ricerca portata avanti dal team, infatti, sono venuti fuori almeno 35 batteri diversi tra responder e non responder, anche se l’Akkermansia sembra davvero quello più importante e significativo, dato che viene evidenziato anche in altri studi che si stanno effettuando nel mondo sempre su questa tematica.

Una bella rivincita per la ricercatrice

La ricercatrice afferma fin da ora che il microbioma aiuta a definire chi risponderà meglio all’immunoterapia, ed è una bella rivincita per Lina Derosa: come rivelato dalla stessa studiosa, all’Università erano talmente scettici sul fatto che i batteri buoni dell’intestino potessero risultare così importante nella lotta al cancro da arrivare anche a prendere in giro pubblicamente la ricercatrice.

La giovane studiosa non se n’è mai curata e oggi è orgogliosa di poter dire che le feci possono fornire un aiuto concreto per far sì che l’immunoterapia abbia la sua giusta efficacia nel trattamento dei tumori. Questa scoperta porterà anche ad una maggiore attenzione sulla dieta da consigliare ai pazienti, oltre alla somministrazione di batteri buoni.

Redazione

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