Nel periodo del coronavirus sono triplicati i casi di infarto acuto che non sono stati trattati e che hanno portato all’aumento della mortalità. Uno studio del centro cardiologico Monzino conferma questa linea, mettendo in evidenza che dall’inizio dell’emergenza sanitaria che stiamo attraversando sono diminuite del 40% le procedure messe in atto dalla cardiologia interventistica.
Gli esperti hanno fatto notare che la mortalità dovuta all’infarto acuto è aumentata, perché molti hanno paura di recarsi in ospedale. Dall’inizio dell’epidemia i pazienti soggetti ad infarto arrivano in ospedale in condizioni molto più gravi, perché diversi scelgono di non intervenire immediatamente soltanto per un fatto di timore del contagio.
I medici sottolineano che quando i pazienti con infarto arrivano in ospedale, da quando si è diffusa l’epidemia di coronavirus, presentano complicanze che rendono molto meno efficaci le terapie di intervento rapido.
I medici sottolineano che non si tratta, a differenza di quanto si possa pensare, del ruolo che il virus avrebbe sull’infarto. Semplicemente molta gente rimanda l’accesso all’ospedale per paura di contagiarsi.
Eppure tutte le ricerche in questo campo sottolineano come sia importante intervenire tempestivamente in caso di infarto acuto. I medici mettono in evidenza che nell’infarto il fattore tempo si può rivelare fondamentale. Proprio per questo gli esperti lanciano un appello a non rimandare le cure e gli interventi prematuri.
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