Sono stati già segnalati i primi casi di influenza stagionale nel nostro Paese. L’influenza di quest’anno è stata riscontrata ad esempio in un bambino a Torino e dimostra, come ha spiegato anche Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale di Milano, che il virus influenzale “sta per alzare la cresta”. L’ondata dell’influenza stagionale quest’anno potrebbe iniziare tra la fine del mese di novembre e l’inizio di dicembre.
Al momento si tratta di casi sporadici di influenza, come avveniva anche in passato, negli anni che hanno preceduto la pandemia. Quest’anno, però, la situazione potrebbe essere un po’ diversa e, secondo alcuni esperti, l’influenza stagionale potrebbe risultare anche più aggressiva.
Un articolo pubblicato sul sito internet di Nature ha messo in evidenza proprio il fatto che la diffusione dell’epidemia di coronavirus ha avuto degli effetti anche nella diffusione di altri microrganismi patogeni, proprio come il virus influenzale.
È stato osservato, infatti, che in gran parte dei casi nel 2020 e nel 2021 non siamo stati in presenza di picchi di influenza stagionale molto elevati. Ma alcuni esperti pongono l’attenzione sul fatto che, a causa di un possibile allentamento delle restrizioni, in una fase dell’infezione da coronavirus che può essere considerata in molti casi decrescente, anche grazie ai vaccini, l’influenza stagionale potrebbe diventare più aggressiva.
Pregliasco, in un’intervista all’ANSA, ha spiegato che l’anno scorso non si era verificato alcun isolamento nel corso di questo stesso periodo. I primi casi confermano, quindi, i timori, ovvero il fatto che il virus influenzale “sta per alzare la cresta”.
L’inverno che ci apprestiamo ad affrontare, secondo quanto ha spiegato Pregliasco, sarà la nostra ultima battaglia contro la pandemia, perché ci troviamo in una fase di riduzione dell’epidemia.
Nel corso dei prossimi mesi, però, alcuni fattori potrebbero incidere sulla diffusione del virus dell’influenza stagionale, come gli sbalzi termici, il tempo passato di più negli ambienti chiusi, la riapertura delle attività lavorative e delle scuole.
Il virologo comunque spiega che bisognerà anche osservare quanto saranno determinanti l’utilizzo delle mascherine e le regole dell’igiene delle mani.
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