Noi tutti lo chiamiamo comunemente fuoco di Sant’Antonio, ma il suo nome scientifico è herpes zoster. Le due parole che compongono il nome di questa malattia vengono dal greco antico, e vogliono dire rispettivamente: serpente e cintura. La scelta di queste due parole indica una malattia che “striscia” all’interno del nostro corpo, fino a venire allo scoperto e a stringerci nella sua morsa.
Ma cos’è il fuoco di Sant’Antonio esattamente? Si tratta di una malattia virale che colpisce la pelle e le terminazioni nervose. Si distingue immediatamente per i suoi rash cutanei: la pelle diventa di colore rosso, è ipersensibile e si gonfia fino a sviluppare delle vescicole.
Il virus che causa il fuoco di Sant’Antonio si chiama virus varicella Zoster (la sua abbreviazione è VZV). Spesso lo contraiamo quando siamo molto giovani, ed è infatti proprio questo virus a causare la varicella. Noi sconfiggiamo la varicella ma il virus rimane nel nostro organismo. Quando poi le nostre difese immunitarie si abbassano (per una qualche terapia, per stress) ecco che il virus torna a colpire.
A livello mondiale, il fuoco di Sant’Antonio ha una incidenza su base annua compresa tra 1,3 casi e 3,4 su 1.000 persone sane. Questa incidenza tende ad aumentare quando le persone interessate hanno più di 65 anni: l’incidenza arriva quasi a 12 casi su 1000 individui.
Teniamo presente che il più delle volte conviviamo con questo virus in modo tutto sommato pacifico: ci ammaliamo di varicella quando siamo piccoli, il nostro sistema immunitario ha la meglio, il virus batte in ritirata.
Quando invece il sistema immunitario non riesce a tenere a bada il virus varicella zoster, ecco che sviluppiamo i sintomi del fuoco di Sant’Antonio. Diciamo subito che la malattia tende a regredire entro le 3, massimo 5 settimane dalla comparsa dei segni e dei sintomi e che raramente una persona sviluppa più di tre volte questa malattia.
Il primo indubitabile segno del fuoco di Sant’Antonio è dato dalla comparsa di vescicole su di un solo lato del corpo. La distribuzione di queste vescicole (il rash di cui abbiamo accennato, in termini più stretti: eruzione cutanea) è di forma allungata, perché segue il nervo sottostante le vescicole.
Nei primi giorni dalla comparsa delle vescicole bisogna fare molta attenzione, perché fino a quando non si sviluppano le croste, il soggetto che soffre di herpes zoster è contagioso. Questo virus può causare inoltre altri sintomi spiacevoli: spossatezza e brividi, mal di testa e mal di stomaco, febbre.
Sappiamo che mediamente i sintomi del fuoco di Sant’Antonio regrediscono entro le 3, 5 settimane. Ma ci possono essere alcune eccezioni. In alcuni casi, un paziente su cinque tende a sviluppare quella che in termini scientifici viene chiamata nevralgia post erpetica.
In parole povere, quando la scomparsa delle vescicole tende a essere completa, il paziente continua a sentire dolori nella zona interessata oppure, se è fortunato, avverte solo prurito e formicolio.
In caso di fuoco di Sant’Antonio, rivolgersi al proprio medico è la prima azione da compiere. Sarà sua premura indicare la terapia da seguire o, se necessario, indicare lo specialista più adatto al caso specifico. Un oculista o un otorinolaringoiatra devono essere consultati, se l’herpes zoster interessa rispettivamente occhi oppure orecchi.
Su un piano pratico e concreto, per ridurre il prurito in breve tempo si possono adottare degli impacchi di acqua fresca o dei bagni freschi. Questi interventi sono molto utili anche per evitare che si sviluppino delle sovrainfezioni sulle vescicole.
Su un piano più strettamente terapeutico, invece, possiamo dire che esistono due tipi di farmaci per combattere l’herpes zoster: i farmaci antivirali e i farmaci per il trattamento dei sintomi.
I farmaci antivirali possono essere assunti per via orale o per via endovenosa (attraverso una iniezione). Questo secondo caso è più adatto per pazienti che hanno problemi al proprio sistema immunitario, o sono immunodepressi, come può essere il caso di una persona diabetica.
Sappiamo che il prurito e le vescicole non sono gli unici sintomi di questa malattia. Come possiamo intervenire allora? Abbiamo a nostra disposizione altri farmaci che ci aiutano a trattare i sintomi correlati del fuoco di Sant’Antonio.
In prima battuta gli analgesici, cioè gli antidolorifici. Il loro impiego non deve essere sottovalutato, anche perché il dolore che segue il manifestarsi del rash alla pelle tende a rimanere anche dopo la scomparsa delle vescicole.
In secondo luogo, qualora la febbre o l’infiammazione diventassero importanti, abbiamo a nostra disposizione gli antipiretici, così da abbassare la temperatura del corpo e, di riflesso, percepire meno la condizione di sofferenza generale.
Non è esatto parlare di prevenzione per il fuoco di Sant’Antonio, una volta contratta la varicella, tutto dipende dal nostro sistema immunitario. Il nostro compito quindi è quello di prenderci cura di noi, praticare regolare attività fisica, ricomprendere nella nostra alimentazione frutta e verdura.
Ci sono però alcune persone che possono beneficiare del vaccino per l’herpes zoster. È un vaccino che viene indicato a persone che abbiano più di cinquant’anni e che siano a rischio, com’è il caso dei soggetti diabetici.
È un vaccino semplice da assumere: basta una sola dose. Presenta infine effetti collaterali leggeri, che vanno via in pochissimo tempo.
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