Il 31 maggio è la Giornata mondiale senza tabacco, una ricorrenza che parte dal 1988 e che cerca ogni anno di sensibilizzare la popolazione mondiale sui rischi del fumo sulle persone e sul pianeta.
Negli ultimi anni stanno prendendo piede realtà che provano a dare soluzioni alternative più sane ai fumatori, come per esempio le sigarette elettroniche senza tabacco di Kiwi. Tuttavia, il numero di fumatori nel mondo è ancora decisamente allarmante, così come quello dei morti a causa del fumo.
Le organizzazioni nazionali e mondiali, come l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), in questa giornata più che mai quindi si impegnano per mostrare le conseguenze di un gesto tanto semplice e comune quanto pericoloso e offrire consigli su come smettere di fumare.
Quando nasce la giornata mondiale senza tabacco
Questa ricorrenza ha le sue radici nel 1988, e più precisamente il 7 aprile. Fu istituita dall’OMS, a 40 anni dalla fondazione della stessa organizzazione, per rendere le persone più consapevoli e informate in merito al fumo e, di conseguenza, incentivarle a smettere, per il loro bene e per quello del pianeta.
Le conseguenze del fumo sulle persone
È ormai risaputo che fumare comporta dei rischi per la salute, ma spesso il piacere di una sigaretta è più grande della preoccupazione per quello che potrebbe succedere al proprio corpo.
Il rischio di incorrere in problemi di respirazione, malattie cardiache, tumori ai polmoni e ad altri organi è notevolmente più alto per chi fuma assiduamente rispetto a chi invece non fuma.
Con la pandemia da COVID-19, inoltre, l’attenzione alle malattie e complicanze che colpiscono i polmoni è diventata ancora più grande.
Secondo l’OMS, sono circa 7 milioni le persone che muoiono a causa del fumo nel mondo: 6 milioni per il consumo diretto, mentre il resto per via del fumo passivo. In Italia, il numero si aggira intorno a 80.000 persone: sono soprattutto nella fascia di età tra i 35 e i 65 anni. In più, l’età in cui si comincia a fumare si abbassa sempre di più, partendo già dai 14 anni.
Le conseguenze del fumo sul pianeta
Oltre al danno fisico, il fumo è uno dei responsabili del cambiamento climatico. Infatti, è risaputo da tempo ormai come il fumo abbia un impatto ambientale non da poco su più livelli, che vanno dalla coltivazione del tabacco alla produzione e distribuzione delle sigarette, fino ai rifiuti.
Ogni anno 3,5 milioni di ettari di terreno vengono usati per coltivare il tabacco, provocando innumerevoli danni all’ecosistema del pianeta. Inoltre, l’industria del fumo partecipa in enorme misura all’emissione di gas serra, che si stima essere arrivata a ben 84 megatoni di anidride carbonica.
A rimetterci di più sono le popolazioni dei paesi in via di sviluppo, dove avviene il 90% della produzione mondiale di tabacco. Sebbene venga vista all’inizio come un’attività molto redditizia, sul lungo periodo provoca in realtà forti debiti degli agricoltori nei confronti delle multinazionali, dislocate nei paesi più sviluppati, nonché insicurezza alimentare, malattie, povertà e danni ambientali ingenti.
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