Tra i tumori più diffusi nella popolazione maschile c’è purtroppo il tumore alla prostata, con fattori di rischio piuttosto specifici. Ecco chi sono e persone più esposte e soggette.
Se per le donne si parla molto spesso di tumore al seno o ovaio, gli uomini sono maggiormente colpiti dal tumore alla prostata – una ghiandola che secerne una parte del liquido seminale. Si stima che ogni anno sono diagnosticati circa 36 mila casi (dati riferiti al 2020), anche se fortunatamente la soglia di mortalità è piuttosto bassa. Ma quali sono i fattori di rischio che con più frequenza portano all’insorgere di questa malattia?
Tra gli elementi che si devono prendere in considerazione c’è sicuramente l’età; solitamente il tumore alla prostata si manifesta dopo i 40 anni – motivo per cui gli esperti invitano sempre alla prevenzione dopo questa soglia.
La famigliarità inoltre gioca un ruolo piuttosto importante nella manifestazione di questa malattia. Chi ha un parente consanguineo che ha avuto questa patologia ha circa il doppio delle possibilità di ammalarsi.
Anche alcuni geni specifici possono portare all’insorgenza del cancro alla prostata – come BRCA1 e BRCA2 (coinvolti anche nello sviluppo di tumori a seno e ovaio) oppure la Sindrome di Lynch (ovvero il tumore del colon non poliposico ereditario).
Infine è bene ricordare che anche lo stile di vita influenza enormemente il manifestarsi di questa malattia; abuso di grassi saturi, mancanza di esercizio fisico (soprattutto se associato all’obesità) sono elementi che possono favorire il tumore alla prostata.
Tra i sintomi più comuni del tumore alla prostata ci sono senz’altro diversi problemi di natura urinaria – ovvero difficoltà ad urinare o bisogno di espellere spesso, dolore, sangue nelle urine e sensazione di non aver urinato completamente.
È bene ricordare però che questi stessi sintomi possono essere anche sintomo di problemi prostatici di tipo benigno (non quindi legati ad una malattia aggressiva come un tumore), per cui è sempre bene rivolgersi ad un medico ed effettuare gli esami di routine quanto prima – che di solito consiste prima in un esame rettale e poi in risonanza magnetica e biopsia.
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