Da molto tempo si parla della vulvodinia e del fatto che purtroppo questa patologia viene spesso ignorata. Per fortuna le cose stanno cambiando e finalmente viene riconosciuta come quello che è.
Da quando molte vip hanno fatto “outing” parlando della propria condizione clinica, la vulvodinia è diventata finalmente oggetto di attenzione sia da parte dell’opinione pubblica sia materia di discussione a livello statale.
Ad oggi infatti si fa fatica a riconoscere patologie di questo genere come croniche e invalidanti, ma anche grazie a donne come Giorgia Soleri (che da tempo ormai sui social e fuori da web è impegnata in questo ambito) le cose finalmente stanno cambiando.
Per molto tempo le donne che soffrivano di vulvodinia sono state additate come esagerate e la loro patologia schernita o comunque non presa sufficientemente sul serio. Purtroppo, invece, c’è ben poco da scherzare, dal momento che si tratta di un’infiammazione che, se non curata tempestivamente, diventa cronica e interessa le vie del dolore dell’intera vulva o anche di una zona specifica (come il clitoride).
Una situazione che rende difficilissimo il semplice contatto con l’intimo, figuriamoci cosa può accadere durante un rapporto sessuale. Fortunatamente ad oggi ci sono moltissime donne che sono riuscite a risolvere riequilibrando il proprio regime alimentare, facendo attività fisica ma, soprattutto, con l’uso di farmaci specifici come Diazepam in crema (da applicare sulla vagina), integratori e probiotici (nel caso si sia fatto abuso di antibiotici).
Come anticipato, grazie all’outing di numerose donne dello spettacolo, la vulvodinia è diventata centrale sia nel dibattito pubblico quanto nelle proposte di legge fatte dallo Stato. Proprio di recente, con una serie di convegni tenuti proprio da Giorgia Soleri, è stata avanzata una proposta di legge molto specifica per le donne colpite da questa malattia.
Si tratta, finalmente, del riconoscimento di questa patologia come malattia cronica e invalidante, dettaglio che renderà anche più agevole l’accesso al lavoro in smartworking e un aumento di permessi per malattia per le donne in base alla gravità della patologia.
Si stanno inoltre attivando moltissime regioni per far sì che venga eseguita una corrette formazione medica su questa malattia e, al contempo, campagne di sensibilizzazione nelle scuole.
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