“Maternità flessibile” cosa si intende, cosa cambia, chi può richiederla?
Oggi è possibile usufruire della maternità flessibile, anche se non tutte le lavoratrici sono ancora del tutto consapevoli di cosa è necessario fare per ottenerla e cosa comporta. Ecco dunque cosa si intende, cosa cambia e chi può richiederla.
Si parla moltissimo di maternità flessibile, istituita con una legge approvata nell’ormai lontano 2000, ma non tutte le lavoratrici sanno bene qual è l’iter per poterla chiedere né come funziona nel dettaglio.
Si tratta di una misura volta a garantire, come suggerisce anche il nome, una certa flessibilità per quanto riguarda il congedo di maternità ed è rivolta a tutte le donne dipendenti nel settore privato è per quelle iscritte alla Gestione separata. Ma vediamo cosa è necessario fare per richiederla e come funziona.
Maternità flessibile: come funziona
La richiedente, innanzitutto, deve tener presente che con questo strumento è possibile “spostare” il periodo di maternità dal classico 2 mesi prima della nascita e i successivi 3 mesi ad una formula 1 mese più 4 successivi.
In pratica invece di entrare in maternità all’ottavo mese di gravidanza (non compreso) si può lavorare un mese in più ed usufruire di quel lasso di tempo dopo la nascita del bambino e avere 4 mesi di congedo. Come si può ottenere questo tipo di trattamento?
Maternità flessibile: come si richiede
Per poterne usufruire sarà sufficiente presentare al proprio datore di lavoro (o all’ente che eroga l’indennità di maternità) la documentazione necessaria che viene fornita nel corso del settimo mese di gravidanza il quale attesta che continuare a lavorare non comporta danni né alla donna né al suo bambino.
È importante sottolineare che senza questa documentazione non è possibile usufruire della maternità flessibile – benché avere documenti non regolari non comporta alcuna conseguenza agli assegni di maternità (eventualmente ad essere coinvolte sono le eventuali responsabilità del datore di lavoro).
Inoltre la novità più recente è che la documentazione sanitaria non deve più essere presentata obbligatoriamente all’INPS ma è sufficiente sottoposta ai propri datori di lavoro o ad eventuali committenti.
Un sistema più snello dunque per un’opzione che consentirà alle donne in stato interessante di gestire al meglio e in base alle proprie esigenze il congedo per maternità – argomento sempre piuttosto spinoso da trattare.