Il discorso Covid-19 non ha mai smesso di preoccupare. Dopo aver fatto progressi in campo medico per la cura, la preoccupazione si è rivolta alle varianti. Ma ora pare che esista finalmente la terapia in grado di bloccare tutte le varianti!
Si temeva che il ciclo sarebbe in parte ricominciato, con la necessità di prevedere una cura apposita per ognuna delle nuove varianti emerse. Invece ora pare che non sia così. Magari si pensava che questo momento sarebbe arrivato, anche se non proprio nell’immediato. E’ arrivato, a dispetto di alcune previsioni, prima di quando ci si aspettasse.
Il vaccino anti-Covid è un rimedio sempre valido, soprattutto in attesa che il nuovo rimedio possa entrare nell’effettiva disponibilità di tutte le strutture di cura. A proposito di quest’ultimo, esso è derivato dallo studio della Oregon State University, la cui ricerca ha dato origine, per l’appunto, alla nuova terapia.
I ricercatori della Oregon University hanno fatto uso dell’Rna messaggero, appositamente scomposto in apposite particelle lipidiche, e non come vaccino. L’obiettivo è stato quello d’aggirare il virus. La nuova terapia potrà essere effettuata anche per via inalatoria. I ricercatori hanno mostrato come l’Rna possa fungere da “esca” per il virus, o anche come calamita, attirando a sé il virus dall’involucro composto da proteine Spike.
Queste ultime si legano ad un enzima prodotto dalle cellule dei polmoni. Ma l’Rna messaggero del virus, non utilizzato come vaccino, ma scomposto in particelle lipidiche, ha la funzione anch’esso di attrarre il virus, prima ancora che questo si leghi ai polmoni per il tramite dell’enzima in questione.
Gli scienziati hanno sperimentato l’effetto descritto nel modello murino. Nel momento in cui il virus non si lega alle cellule delle vie aeree, rimane inoperoso. E’ una trovata rivoluzionaria, e le nanoparticelle possono essere somministrate per via endovenosa, ma anche inalate, con una facilità d’assunzione ancora maggiore.
La forma solubile dell’enzima, che funge da catalizzatore per le reazioni biochimiche, avrebbe fatto sì da riportare una dissoluzione del medesimo in tempi brevi. Ne consegue che la semplice assunzione da parte del paziente, per via endovenosa o aerea di HACE2 (la codificazione dell’enzima interessato), non avrebbe portato al risultato finale, dissolvendosi in meno di due ore.
Sono state quindi utilizzate le nanoparticelle lipidiche Lnp per contenere mRna (Rna messaggero), con la funzione di ordinare la produzione dell’enzima. Le nanoparticelle lipidiche ne impediscono la dissoluzione, come mostrato anche sulle cavie (topi).
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