Diabete: un dispositivo che si gestisce da solo tiene a bada la glicemia nel sangue
Nelle cure per il diabete è arrivato un nuovo strumento che si gestisce da solo tiene a bada la glicemia nel sangue.
Per i pazienti diabetici sarà dunque molto più semplice tenere a bada i livelli grazie a questo incredibile dispositivo.
Le ricerche tecnologiche in campo medico hanno fatto passi da gigante negli ultimi anni, permettendo alle persone affette da diabete di poter gestire al meglio il controllo della glicemia con apparecchi sempre più sofisticati e facili da usare. Ad oggi è infatti possibile utilizzare un dispositivo che si gestisce da solo, assicurando al paziente sempre la giusta dose di insulina nel sangue.
Diabete: da oggi il dispositivo farà tutto da solo
Fino a pochissimo tempo fa chi era affetto da diabete, per poter tenere la situazione sotto controllo, doveva ricorrere al pungidito e – eventualmente – alla somministrazione dell’insulina con la microsiringa. Un momento che per molti pazienti creava anche un certo imbarazzo.
Fortunatamente la tecnologia si è evoluta e al posto del pungidito è subentrato un sensore che si attacca al braccio e, grazie allo smartphone, ti consente di controllare i livelli di glicemia in maniera molto più agevole.
Mancava però qualcosa, ovvero un sistema per regolare in automatico il rilascio dell’insulina senza doverlo fare manualmente. Ad oggi questo sistema fortunatamente esiste e si chiama sistema ibrido ad ansa chiusa. Ma di cosa si tratta?
Cos’è il microinfusore e come agisce
Al momento dunque è sufficiente avere sempre con sé tre strumenti: il sensore, un microinfusore automatizzato e lo smartphone. Se si collegano tutti e tre insieme, il primo è in grado di fornire in tempo reale i livelli di glicemia nel sangue, lo comunica al telefono (su cui è installata un’app ad hoc) e – grazie ad un algoritmo – si rilascia in automatico l’insulina per regolare al meglio i livelli.
Lo studio per perfezionare questo sistema è stato condotto nell’ospedale Massachusetts general hospital di Boston – dove sono stati consegnati 219 dispositivi per ben 13 settimane. Ognuno di loro, al termine del test, avevano complessivamente dei valori di emoglobina glicata decisamente migliori.
Il sistema insomma funziona e potrebbe aiutare i pazienti non solo ad evitare l’imbarazzo della malattia ma anche a gestire meglio il piano terapeutico – con conseguente aumento del benessere nel soggetto e una semplificazione del lavoro per i medici.