Come diagnosticare precocemente il diabete
Il diabete è una patologia sempre più diffusa nella nostra società, ma la diagnosi avviene ancora troppo tardi.
La diagnosi tardiva purtroppo comporta diversi danni, soprattutto per le complicazioni al sistema vascolare.
Si stima che ormai i pazienti affetti da diabete abbia superato i 400 milioni – con un pericoloso aumento nei paesi in via di sviluppo come Medio Oriente, Africa e Sud-est asiatico.
Ad oggi purtroppo molto spesso la diagnosi avviene con 7 anni di ritardo, il che comporta l’insorgenza di notevoli complicazioni che potrebbero essere evitare con una diagnosi precoce.
Diabete: come diagnosticarlo in tempo
Ovviamente in questi casi i medici parlano con insistenza di prevenzione, cercando di sensibilizzare la popolazione a mantenere uno stile di vita più equilibrato fatto di una dieta leggera ma completa e soprattutto all’insegna dell’attività fisica. Purtroppo a volte non basta, perché entrano in gioco fattori come familiarità o appartenenza ad un gruppo etnico ad alto rischio.
Per questo diventa più che mai importante lo screening, al fine di diagnosticare precocemente la patologia ed evitare complicazioni di qualunque tipo. L’AMD e il SID – ovvero Associazione Medici Diabetologi e Società Italiana di Diabetologia – consigliano esami frequenti a determinate categorie di pazienti.
Si tratta di soggetti sovrappeso, a chi è scarsamente tollerante ai carboidrati, nel caso di ipertensione arteriosa e valori di colesterolo alterati e presenza di malattie cardiovascolari ma anche a chi ha effettuato esami del sangue e ha riscontrato valori di glicemia alterati. Solitamente in questi casi si effettuano un controllo periodico dell’emoglobina glicata e la curva da carico orale di glucosio.
Gli esami sarebbero da effettuarsi ogni 2-3 anni nel caso di normalità di questi parametri e annualmente se si sono riscontrati dei valori anomali pur senza diagnosi di diabete. Controlli così frequenti possono aiutare i medici a prescrivere alcuni accorgimenti – quali ad esempio un cambio di regime alimentare – e in alcuni casi si può arrivare ad evitare lo sviluppo del diabete mellito (ovvero di tipo 2).