Si torna a parlare della correlazione tra mangiare carne e i rischi cardiovascolari che comporta, ecco quanta ne dovremmo mangiare.
Un nuovo studio ha cercato di analizzare ancora una volta il nesso tra il consumo di carne rossa e le patologie cardiovascolari nei soggetti adulti.
Si apre un nuovo capitolo che riguarda la correlazione tra assumere troppa carne rossa, o comunque lavorata, e il tipo di patologie che si possono manifestare nei soggetti adulti anche sani.
Uno studio condotto da nutrizionisti e cardiologi della Northwestern University in associazione con la Cornell University ha posto nuovamente l’accento su questa annosa questione, rivelando nuovi dati che possono utili ai pazienti per capire quanto consumo di carne è consentito.
Lo studio appena menzionato a coinvolto un alto numero di soggetti, circa 30.000 persone con età media 53 anni; questi ultimi hanno partecipato al test per circa tre anni, momento in cui sono stati sottoposti a ben sei studi differenti.
Prima di confrontare i dati però è bene precisare che la complessità della dieta americana è totalmente diversa da quella di altri paesi e che inoltre le loro carni sono molto spesso più grasse e lavorate con il sale rispetto a quelle ad esempio della nostra dieta.
Bisognerebbe dunque analizzare una dieta nel suo complesso anche in altri paesi prima di poter annunciare con fermezza che il consumo di carne rossa sia universalmente nocivo. Ciononostante la correlazione tra il consumo eccessivo di questo alimento e l’insorgenza di malattie cardiovascolari ovviamente esiste.
Una volta fatte le giuste premesse, diano un’occhiata ai dati che sono emersi in seguito allo studio condotto dai ricercatori delle due università americane. Ovviamente si tratta di numeri affatto rassicuranti, che sottolineano ancora una volta quanto un consumo eccessivo di carne rossa possa comportare problemi alla nostra salute.
I dati infatti hanno mostrato che le persone abituate a mangiare una o due porzioni di carne rossa a settimana, o anche un prodotto lavorato, hanno un aumento del rischio di avere malattie cardiovascolari pari al 3-7%. Nel test sono stati analizzati anche persone che consumavano abitualmente pollo, che hanno un aumento del rischio pari al 4% – sebbene bisogna considerare anche come viene cucinato e se è presente la pelle.
Studio molto simile è stato condotto anche dei ricercatori dell’Università della Pennsylvania, i quali hanno analizzato la correlazione tra patologie cardiache e il consumo di aminoacidi contenenti zolfo, presenti in alimenti ricchi di proteine come la carne.
In questo caso lo studio ha rivelato non solo che gli americani fanno un consumo di aminoacidi 2,5 volte superiore alla media, ma che ovviamente valori bassi di questo valore comporta rischi minori.
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