Alzheimer: il nuovo test che stabilisce e anticipa la malattia
Sul fronte Alzheimer sono stati fatti dei considerevoli passi avanti e oggi è possibile effettuare un test che stabilisce e anticipa la malattia.
Nonostante sia una patologia impossibile da curare definitivamente, è possibile rallentarne la progressione se la diagnosi è effettuata precocemente.
Tra le malattie più temute c’è ovviamente l’Alzheimer, definita dagli esperti il ladro di ricordi. Si tratta infatti di una malattia neurodegenerativa, che purtroppo ad oggi non ha una cura definitiva.
A peggiorare la situazione, inoltre, c’è da considerare che purtroppo spesso quando viene diagnosticata è perché sono comparsi i primi sintomi, ed è dunque troppo tardi per intervenire – con una diagnosi precoce è invece possibile quantomeno rallentarne la progressione. Per fortuna però oggi esiste un nuovo test che permette di stabilirla con largo anticipo.
Test per l’Alzheimer, da oggi la diagnosi è davvero precoce
Come anticipato, purtroppo per l’Alzheimer ad oggi non esiste una cura e purtroppo l’esito per tutti i pazienti è lo stesso, la perdita totale della memoria (e della coscienza di sé). Un modo per contrastare in parte questo terribile ladro di ricordi però c’è e consiste nella diagnosi precoce, che può aiutare il paziente ad intraprendere un percorso che può almeno rallentare la progressione della malattia.
Proprio su questo punto si sono soffermati i ricercatori dell’università di Washington, che hanno messo a punto un test per poter diagnosticare con largo anticipo la predisposizione alla malattia al fine di poter iniziare un ciclo terapeutico ancor prima che si manifestino i sintomi. Stando agli ultimi risultati scientifici infatti l’Alzheimer inizia a “piantare i propri semi” decenni prima che emergano i disturbi, per cui con il giusto test è possibile correre ai ripari molto prima.
Secondo gli esperti che hanno messo a punto questo test (chiamato SOBA) è importante tenere sott’occhio le proteine beta-amiloide, i quali ripiegandosi male formano degli aggregati chiamati oligomeri. Quest’ultimi, si pensa, siano responsabili dell’insorgenza dell’Alzheimer. Se con gli esami si tengono sotto controlli i livelli di oligomeri è dunque possibile stabilire con certezza la futura insorgenza della patologia e “batterla sul tempo” con una cura preventiva che ne rallenti la progressione.