Alzheimer, scoperta pazzesca: come si contrasta con una bevanda
I ricercatori di recente hanno fatto un’incredibile scoperta che riguarda la prevenzione dall’Alzheimer, ecco come si può prevenire!
Un risultato a dir poco insolito, soprattutto perché riguarda una bevanda di solito visto con sospetto da molti.
Le malattie più complesse e gravi, ovviamente, sono sempre oggetto di studio da parte dei ricercatori. Purtroppo infatti per patologie come l’Alzheimer ad oggi non esiste una cura definitiva, ma molto si può fare in ottica preventiva.
Proprio a tal proposito gli esperti, con un recente studio, hanno scoperto che un buon modo per contrastare l’insorgenza di questa patologia è l’assunzione di una bevanda molto speciale – nonché particolarmente amata nel mondo. Vediamo di cosa si tratta e come agisce sul nostro cervello.
Prevenzione dell’Alzheimer, quale è la bevanda dalle incredibili capacità
Ad oggi purtroppo malattie neurodegenerative come l’Alzheimer ancora non hanno trovato una cura definitiva, nonostante siano molte le terapie preventive utilizzate che possono ritardare la sua manifestazione. Proprio in ottica preventiva, un recente studio ha dimostrato che esiste una bevanda in grado di contrastare il meccanismo che scatena questa patologia.
Si tratta della birra, una delle bevande più amate in tutto il mondo ma spesso vista con sospetto perché alcolica. A condurre lo studio sono stati i ricercatori dell’università Bicocca di Milano, che hanno trovato nel luppolo la chiave per inibire l’aggregazione delle proteine beta-amiloide, solitamente associata all’insorgenza della malattia.
Dal momento dunque che è questo particolare ingrediente della birra ad avere effetti antiossidanti e, quindi, benefici per il nostro cervello, i ricercatori hanno anche specificato che la qualità migliore è il luppolo di Tettnang, che solitamente viene impiegato per la produzione di molti tipi di lager e Ale più leggere.
Ovviamente con questo studio gli esperti non intendono affermare che bere birra sia una cura per malattie neurodegenerative, come nel caso dell’Alzheimer, ma che un apporto abituale di questi composti può senz’altro contribuire alla prevenzione e che possono essere la chiave per futuri studi su questa gravissima patologia – caratterizzata purtroppo da una progressiva perdita di memoria – come la formulazione di nutraceutici o farmaci preventivi.