Bruciare calorie con lo sport, gli esercizi da fare
Sul fatto che l’esercizio fisico faccia bene a tutto l’organismo non abbiamo dubbi. Neppure sul fatto che sia un fattore fortemente coadiuvante dell’obiettivo di bruciare calorie. Ma precisamente di quanto esercizio avremo bisogno per farlo?
A far riflettere su questi quesiti è intervenuta da ultimo una ricerca. Per ogni quantitativo di calorie assunte con un determinato alimento, vi è una quantità d’esercizio fisico in correlazione da tenersi. Ciò è riportato, in Gran Bretagna, su un’apposita etichettatura degli alimenti.
Lo studio in questione proviene dall’Università di Cambridge, e ha indagato se lo smaltimento delle calorie richiesto dall’assunzione di un determinato cibo, piuttosto calorico, serva o meno a dissuadere il potenziale acquirente dall’assumere l’alimento medesimo.
La ricerca britannica e le implicazioni
Abbiamo fatto riferimento all’etichettatura. Si tratta nello specifico dell’etichetta Pace, ossia “physical activity calorie equivalent”, esprimente la quantità di attività fisica da tenersi per smaltire le calorie di quel dato alimento. L’etichettatura è apposta soprattutto, in Gran Bretagna, nelle mense. A tal proposito lo studio è stato condotto su 10 mense aziendali laddove l’etichettatura era presente.
Ad esserne interessati cibi, ma anche bevande. Dapprima sono stati monitorati gli acquisti senza che vi fossero le etichette apposte. Sono stati poi nuovamente monitorati dal momento in cui le etichette sono state presenti. Complessivamente la durata dello studio è stata di dodici settimane, con più di 250.000 transazioni monitorate.
Il condizionamento non ha portato a degli effetti significativi sul piano statistico. Vi è però da considerare, al tempo stesso, che per una frazione gli effetti si sono avvertiti. Sebbene parliamo di una netta minoranza dei consumatori, i cui consumi sono stati analizzati, coloro i quali erano preoccupati per il proprio peso hanno poi optato per delle scelte differenti.
Come affermato dal Dott. Andrea Ghiselli, Direttore del Master di primo livello in Scienza dell’Alimentazione e Dietetica Applicata, presso Unitelma Sapienza, ogni informazione in più sul prodotto è positiva. Al tempo stesso Ghiselli riporta comunque che, come lo stesso studio ha riportato, all’etichetta vi hanno badato solamente quei consumatori già attenti alle proprie scelte di consumo ai fini della linea.
Paradossalmente, solamente chi non ne avrebbe bisogno quindi, presta attenzione all’etichetta. Si pensi inoltre che un etichetta di questo tipo potrebbe indurre in confusione il consumatore nei riguardi di alimenti che sono piuttosto calorici ma necessari alla dieta. Un esempio fondamentale è quello dell’olio extravergine d’oliva, molto calorico ma dalle proprietà benefiche evidenti. La soluzione migliore dunque da prospettarsi è quella dell’educazione alimentare, anche e soprattutto nelle scuole.