Vi è un modo specifico di conservare il collirio una volta aperto? Pare proprio di sì. Anche se l’interrogativo il più delle volte non viene posto. Vediamo dunque come conservare il collirio così da non incidere sulla sua efficacia.
Come accennato, molto spesso non ci si chiede se il collirio debba essere conservato in un certo qual modo. Ma ciò si rivela in realtà fondamentale per non far perdere d’efficacia il principio attivo.
Del resto, quanto previsto per il collirio è un discorso che non fa eccezione rispetto agli altri farmaci. Ogni tipologia farmacologica ha la sua modalità di conservazione ottimale, ad esempio quei farmaci che vanno tenuti in frigo o quelli che comunque dovrebbero essere tenuti in ambienti freschi. Ma cosa si prevede per il collirio?
Tutto verte, come per molti altri farmaci, sul discorso delle temperature. Un collirio che si presenti in qualità di associazione fra betametasone e cloramfenicolo, nella sua composizione, ovvero tra, rispettivamente, antibiotico e cortisonico, dovrà conservarsi a temperature fra i 2 e gli 8 gradi centigradi.
Da non confondersi con un’abbinamento dello stesso tipo per un unguento, tale da sopportare temperature fino a 25 gradi. Se poi il collirio si presenta come mix basilare fra tobramicina e desametasone reggerà benissimo anche a tale ultima temperatura. La composizione diviene una discriminante fondamentale della quale tener conto ai fini della temperatura, e dunque della composizione del prodotto.
Entrambi gli abbinamenti citati possono essere riportati nel farmaco collirico consigliato dallo specialista. Ciò per il trattamento delle infiammazioni oculari o per trattare i principi di un’infezione oculare. Per chiudere il discorso sulle temperature, i colliri si ritrovano anche nella forma di antinfiammatorio non steroideo (cd. iFANS). Essi sono a base di bromfenac, e resisteranno altresì a temperature pari a 25 gradi, come livello soglia.
Si eviti in ogni caso un’eccessiva esposizione solare, conservare in luoghi freschi e asciutti per definizione, come regola generale. Senza tralasciare le peculiarità proprie del prodotto. Un farmaco esposto eccessivamente al sole e da assumere per bocca ad esempio, riporta poi effetti da fotosensibilizzazione, come la comparsa di eczemi sulla pelle o dermatiti.
Non è chiaramente il caso del collirio, ma è per rendere l’idea di cosa possa comportare un’alterazione del prodotto. Per il resto affidarsi ai bugiardini delle confezioni, con indicazioni sempre utili per la conservazione del prodotto. Non solo, ma si riporterà anche la durata massima di conservazione dall’apertura, che per i colliri varia generalmente fra i 15 e i 30 giorni.
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