Soffri di vitiligine? Corri subito a fare esami più accurati perché potrebbe essere il primo sintomo di un’altra patologia.
Si tratta di un problema abbastanza comune ma che non deve essere assolutamente sottovalutato perché può essere legato a malattie decisamente gravi.
Nonostante sia un disturbo piuttosto comune, colpisce circa 1-2% della popolazione, non si parla abbastanza di vitiligine, una malattia cronica della pelle che provoca la presenza di macchie più chiare sulla cute.
Esistono diversi trattamenti per questa patologia, ma non per questo deve essere sottovalutata. Può infatti essere il primo campanello d’allarme di una malattia più grave. Facciamo dunque luce su questo disturbo e cerchiamo di capire cosa dobbiamo fare in sua presenza.
Ancora oggi purtroppo la vitiligine è una malattia i cui aspetti non sono stati del tutto chiariti, anche se ormai è noto che si verifica un blocco funzionale dei melanociti nelle zone colpite. Se solitamente queste cellule permettono di assorbire il giusto quantitativo di energia per produrre melanina, nei soggetti colpiti si verifica un attacco autoimmune che impedisce alle cellule di produrre questi pigmenti e si creano dunque delle macchie di colore chiaro sulla pelle.
Se nella maggior parte dei soggetti questa problematica è da attribuire alla predisposizione genetica ma anche alla presenza di un periodo di stress prolungato – che comporta anche un calo delle difese immunitarie – è bene tener presente che può essere anche il primo sintomo di una patologia decisamente più grave.
Molti dei pazienti che manifestano vitiligine infatti hanno anche altre patologie autoimmuni come il diabete mellito (ovvero quello di tipo 2) ma anche anemia perniciosa, tiroidite di Hashimoto e morbo di Graves. In presenza di questi disturbo è dunque essenziale rivolgersi ad un esperto e valutare ulteriori test diagnostici.
Purtroppo la vitiligine è una patologia difficile da debellare completamente ma esistono diversi rimedi che possono aiutarci a tenerla a bada e ridurre la sua manifestazione. Il primo approccio, ovvero quello più diffuso, che possiamo tentare è la terapia PUVA, che prevede l’applicazione di sostanze fotosensibilizzanti e la somministrazione di raggi UV in via ambulatoriale per riattivare la funzionalità dei melanociti.
In alternativa si possono utilizzare anche i raggi UVB a 311nm, che a differenza del trattamento su menzionato hanno tempi di risoluzione più brevi ma comportano più effetti collaterali nel breve periodo come eczema ed herpes.
Infine esistono anche alcune terapie farmacologiche, come la somministrazione per via topica di corticosteroidi per favorire la ripigmentazione della pelle. Questo sistema però è sempre associato ad altre terapie e mai da sola. Si può anche optare per il trapianto dei melanociti, ma è bene sapere che si procede per questa vita solo in zone molto piccole e quanto le altre terapie hanno fallito.
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