La mancanza di medici e infermieri ha portato ad avanzare una proposta shock sul pensionamento: ecco cosa sta succedendo.
Fin dall’inizio della pandemia abbiamo avuto a che fare con la consapevolezza che nelle strutture sanitarie il personale è assolutamente insufficiente – sia che si tratti di medici o di infermieri. Una situazione che oggi, a causa della mancanza dei fondi, si è resa ancora più evidente.
Mentre dunque regioni e associazioni mediche si appellano affinché vengano presi provvedimenti dal punto di vista finanziario, si parla di una norma per permettere a medici ed infermieri di poter continuare a lavorare fino a 72 anni.
Ovviamente ci sarebbero diverse agevolazioni a loro favore, ma questa proroga permetterebbe di avere un periodo di tregua per fa sì che i giovani possano rimpiazzare gli anziani senza aumentare ancora di più il numero di personale assente.
Da tempo dunque facciamo i conti con la carenza di personale negli ospedali, con medici in fuga dalle strutture sia a causa della dilagante violenza che si sta registrando ma anche per la mancanza di fondi. Un problema che rende impossibile lavorare in determinati reparti o che non permette proprio di poter pagare arretrati e parte dello stipendio ai professionisti.
Ad oggi infatti si stima che all’appello manchino 30.000 medici e 250.000 infermieri per allinearsi agli standard europei, soprattutto se si considera il quantitativo di professionisti che ogni anno va in pensione. Numeri a dir poco impressionanti su cui oggi le regioni e le associazioni mediche chiedono logicamente di intervenire e sembra che al momento l’unica opzione valida sia la proroga dell’età pensionabile.
Come riferisce l’ANSA, l’ente di previdenza dei medici e dei dentisti sarebbe dunque pronto a sottoscrivere una norma che permetta ai professionisti convenzionati di rimanere in servizio fino a 72 anni. In questo lasso di tempo però, ovviamente, i medici più anziani potrebbero godere di alcune agevolazioni per non essere eccessivamente oberati di lavoro.
In particolare si parla della possibilità di affiancarli da giovani appena formati o che si stanno formando per limitare il loro carico di lavoro e che, inoltre, inizierebbero a percepire una parte della pensione. Se per esempio il professionista svolge la sua attività al 60% il restante 40% del compenso deriverebbe dall’assegno previdenziale.
Una situazione, spiega l’ENPAM, che in realtà era già stata prevista da diverso tempo ma che oggi si rende assolutamente essenziale. Questo per evitare che la maggior parte delle famiglie italiane possano infine rimanere senza medico di base.
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