Di recente è stato rinvenuto un altissimo contenuto di triciclazolo nel riso; se lo hai comprato buttalo via subito e non mangiarlo.
Uno degli alimenti senz’altro più comuni sulle nostre tavole dopo la pasta è il riso. Adatto praticamente a tutti (perché decisamente meno energizzante) ma soprattutto digeribile e versatile.
Bisogna però prestare moltissima attenzione quando lo compriamo, dal momento che la pianta durante la coltura assorbe tutto ciò che ha intorno e inevitabilmente, se trattata con antiparassitari o altre sostanze chimiche nocive, può arrivare sulla nostra tavola contaminato.
Una situazione che si è presentata proprio di recente con un noto marchio, ritirato dal mercato a causa dell’alto contenuto di triciclazolo. A rendere nota la situazione è stato il Ministero della Salute, che ha diffuso i dettagli del lotto ritirato spiegando anche ai consumatori cosa fare in caso sia stato già acquistato.
Quando acquistiamo il riso è dunque necessaria un po’ di attenzione in più poiché, come anticipato, si tratta di una pianta dall’elevata capacità assorbente e purtroppo può facilmente contaminarsi anche con i prodotti chimici eventualmente utilizzati durante la coltura. Proprio in tal senso di recente è arrivato un richiamo per un noto marchio di riso della qualità vialone nano, per la precisione il Curti, prodotto nello stabilimento di Valle Lomellina (in provincia di Pavia), proprio per la presenza di una sostanza chiamata triciclazolo.
A farne parola è stato il Ministero della Salute, che ha reso noto anche i dettagli del lotto ritirato ovvero il P22110914 con data di scadenza 14/11/2024. Se avete in casa il prodotto con questi dati di riferimento, non dovete assolutamente consumarlo e anzi, come suggerisce il dicastero, sarebbe bene riportarlo presso il punto vendita dov’è stato acquistato.
Il triciclazolo è un potente fungicida che ha il compito di prevenire l’infezione di brusone ovvero un fungo della pianta che può facilmente rovinare il raccolto. Questa sostanza però è fortemente dannosa per il nostro organismo e pertanto il suo uso è stato limitato nel 2017 da una normativa dell’Unione europea.
Stando infatti al resoconto fornito dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare, non è possibile valutare i rischi che comporta per la salute a livello tumorale dal momento che potrebbe agire come interferente endocrino. Diversi report sottolineano inoltre che potrebbe recare danni al sistema immunitario, a quello nervoso e perfino alle cellule del sangue.
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