Vaccino Covid, tra gli effetti collaterali anche la trombosi: uno studio chiarisce ogni dubbio
Si è parlato a lungo della trombosi come effetto collaterale del vaccino Covid, per cui uno studio ha cercato di chiarire ogni dubbio.
Fin dall’inizio della pandemia da Covid-19 e dello studio sui vaccini, in molti si sono mostrati piuttosto preoccupati. Questo a causa di possibili eventi trombotici dopo l’iniezione del suddetto rimedio.
Moltissimi, soprattutto nella fascia d’età più alta, hanno anche avuto dubbi sulla somministrazione del vaccino. Infatti, ad oggi purtroppo sono parecchi ancora i soggetti che hanno deciso di non sottoporsi al trattamento.
Un recente report ha però chiarito la situazione, spiegando in quali casi il rischio è più elevato e quali sono esattamente le statistiche riscontrate nella popolazione. Cerchiamo dunque di capire quali sono i dati raccolti dagli esperti, pubblicati sulla nota rivista medica Thrombosis Research.
Vaccino Covid, cos’è emerso nello studio sul rischio trombotico
Fin da quando abbiamo iniziato a sentir parlare di vaccino anti-Covid, sono stati moltissimi i soggetti che si sono definiti scettici sul ritrovato, parlando addirittura della possibilità che potesse aumentare il rischio trombotico. Per questo molti ancora oggi hanno scelto di non sottoporsi al trattamento. In tal senso è stato dunque necessario uno studio di approfondimento, di recente pubblicato sulla rivista Thrombosis Research.
Come spiegato dalla docente di farmacologia dell’Università di Milano, Marina Camera, gli esperti hanno confermato che non esiste alcun nesso causale tra il vaccino anti-Covid e gli eventi trombotici. Una scoperta arrivata dopo i risultati dati dallo studio sull’interazione tra le cellule del sangue e i vaccini. Al contrario, è stato dimostrato che nella popolazione contagiata non sottoposta al trattamento, il rischio trombotico è dalle 50 alle 70 volte maggiore rispetto ai vaccinati.
Campagna vaccinale, i dati sono promettenti
Per poter dimostrare l’inesistenza di questo nesso causale sono state prese in considerazione 368 persone tra i 18 e i 69 anni nel periodo fra aprile e luglio 2021. Tutti soggetti che dovevano ancora effettuare le prime due dosi di vaccino, sia a vettore virale che a mRna. Tutti sono stati sottoposti ad un semplice prelievo sia prima del trattamento che nei successivi 8-10 giorni dopo l’iniezione.
Come riportato da SkyTg24, il responsabile del Servizio di coagulazione del San Raffaele Armando D’Angelo ha voluto rassicurare tutti. Dall’indagine è infatti emerso che tutti e quattro i vaccini anti-Covid inducono ad una risposta infiammatoria temporanea ma nessuna attivazione piastrinica. Una situazione che adesso potrebbe rassicurare la popolazione in merito anche ad altri tipi di vaccino.