Cure

Alzheimer, la cura potrebbe arrivare dal mare: scoperta incredibile su di un gene poco noto

Arriva dal mare la scoperta: trovato il gene per la cura dell’Alzheimer? – newssalute.it

Una nuova scoperta genetica può portare a risvolti interessanti per il contrasto dell’Alzheimer.

E’ un gene poco noto, quello che potrebbe servire a reperire la cura definitiva dell’Alzheimer. E’ quanto emerge dall’ultima ricerca in materia. Si tratta poi di un gene che viene dall’ecosistema marino.

Lo stesso gene, rinvenuto nei pesci, si è dimostrato responsabile di notevoli cambiamenti sul piano cognitivo. Ma scopriamo maggiori dettagli in merito alla ricerca e alle future implicazioni.

La scoperta delle proprietà anti-Alzheimer per il gene

Le proprietà sono state scoperte a proposito del gene bdnf, e lo sono state da parte di una ricerca tutta italiana. Lo studio è stato condotto dall’Università di Ferrara, Dipartimento di Scienze della vita e biotecnologie. I risultati della ricerca sono già stati riportati sulla rivista Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences.

Il gene si trova alla base dello sviluppo cognitivo dei mammiferi, ed è stato rilevato anche nei pesci. La strada che si apre è quella di ulteriori sperimentazioni per il contrasto all’Alzheimer e a ogni malattia neurodegenerativa. Lo zebrafish è il tipo di pesce sul quale è stata condotta la ricerca. Si è osservato, in particolare, che nel momento in cui il gene detiene una presenza rilevante nell’organismo in questione, i pesci apprendono più rapidamente.

Un esemplare di pesce zebrafish, specie sulla quale è stata condotta l’osservazione – newssalute.it

Il gene e lo sviluppo cognitivo

Al contrario, nel momento in cui vi è carenza del gene bdnf, si verificano dei deficit dal punto di vista cognitivo. Lo zebrafish diviene così il modello chiave per tali studi di genetica, come riportato anche dal Dott. Cristiano Bertolucci, coordinatore del gruppo di ricerca. Sempre Bertolucci afferma di come molti ricercatori comunque, fatichino a distaccarsi dagli studi sul topo.

Il primo autore dello studio che n’è uscito, Dott. Tyrone Lucon-Xiccato, considera di come il progetto sia nato dall’ipotesi sull’esistenza di moduli cognitivi basilari, comuni a molti vertebrati. Il medesimo team di ricerca dell’area zootecnologica dell’Università di Ferrara, è stato inserito da poco in un progetto nazionale, proprio per via dei risultati ottenuti con il loro studio autoctono.

Il progetto in questione è il Partnenariato esteso di Neuroscienze e Neurofarmacologia, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca. E’ stata inoltre istituita una borsa di Dottorato, sempre presso l’Università di Ferrara, cofinanziata dal Ministero medesimo. La borsa di studio darà modo ad una ricercatrice dell’ateneo di approfondire gli effetti del gene bdfn e la sua assenza o carenza.

Michele De Luca

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