Assumere correttamente gli antibiotici è essenziale per limitare i rischi, per cui fai molta attenzione dopo il dentista.
Negli ultimi anni, soprattutto dall’inizio della pandemia da Covid-19, si è parlato moltissimo della necessità di saper assumere correttamente gli antibiotici e non prenderli in modo indiscriminato in presenza anche di sintomi particolarmente banali.
Ancora oggi però sono moltissime le persone che fanno confusione e che non li assumono come dovrebbero, in particolare i pazienti che hanno avuto a che fare di recente con visite dentistiche e problemi di tipo infettivo.
L’antibiotico infatti ha un solo utilizzo ma purtroppo non è sempre chiaro quale sia, per cui è necessario fare luce ancora una volta sul suo campo di applicazione.
Gli ultimi dati sull’uso degli antibiotici da parte della popolazione italiana sono a dir poco allarmanti, dal momento che ogni anno vengono consumate circa 600 tonnellate di questo farmaco per problemi di natura odontoiatrica. Ciò che preoccupa maggiormente gli esperti è che spesso – come si può intuire dai dati stessi – si abusa di questa medicina, con gravi conseguenze sul nostro organismo.
Innanzitutto è bene precisare che gli antibiotici dovrebbero essere assunti solo nel caso di infezione batterica – per cui sarebbero da eliminare abitudini che prevedono la somministrazione indiscriminata in presenza anche di una banale influenza. Pertanto questo rimedio farmacologico dovrebbe essere preso in considerazione solo dopo aver consultato un medico.
Il rischio che si corre nell’assunzione scorretta o eccessiva infatti è di sviluppare una resistenza del nostro organismo verso il farmaco stesso, eventualità che li rende di gran lunga meno efficaci quando poi ne abbiamo concretamente bisogno. In tal senso uno dei rischi più grandi che corriamo purtroppo è proprio in caso di visita dal dentista; ecco perché.
Ciò che emerge dal report pubblicato su Jama Network Open, che ha fatto luce sull’uso degli antibiotici dopo le visite mediche di tipo dentistico, è che spesso questi farmaci vengono prescritti anche in situazioni in cui è possibile procedere con altri trattamenti – aumentando dunque il rischio su menzionato che il paziente possa divenire resistente al trattamento.
In particolare spesso si prescrive l’amoxicillina per il trattamento di infezioni come la parodontite, ma in questo caso sarebbe più che sufficiente rimuovere la placca e il tartaro subgengivale con pratiche di routine o interventi chirurgici. Secondo lo studio infatti la prescrizione di antibiotici in queste circostanze non è nemmeno prevista dalla guida della Federazione Europea di Parodontologia – nel quale è chiaramente specificato di limitare l’uso di questo rimedio solo ai casi di infezioni croniche.
Ciò che preoccupa enormemente, in secondo luogo, è anche il fatto che spesso i pazienti non seguano le indicazioni date dai dentisti e sbaglino sia la durata della cura che il dosaggio giornaliero – un’abitudine che per altro non serve ad eliminare i batteri più velocemente.
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