Covid-19, la bufala sulla Vitamina D: il nuovo studio AIFA é sorprendente
Dopo le ultime bufale in merito ai trattamenti a base di vitamina D per il Covid-19, arriva un nuovo sorprendente studio di AIFA.
Negli ultimi mesi sono circolate moltissime notizie in merito all’efficacia del trattamento a base di vitamina D per i pazienti colpiti dal Covid-19, motivo per cui è stato necessario fare luce non solo su questo tipo di terapia ma anche sull’uso più generalizzato della molecola.
Proprio per questo è stato condotto uno studio da parte dell’AIFA, in modo tale da chiarire una volta per tutte la questione ed evitare, inoltre, che possa essere utilizzata indiscriminatamente – con conseguenti danni al nostro organismo.
I risultati sono stati a dir poco sorprendenti e grazie ad essi è stato possibile mettere il punto una volta per tutte alla questione sull’uso di questa vitamina in determinate condizioni.
Vitamina D, ecco quando devi utilizzarla: in altri casi è assolutamente dannosa
A causa delle bufale girate di recente sull’uso della terapia a base di vitamina D nei pazienti Covid, AIFA ha infine deciso di fare chiarezza proponendo un nuovo studio sugli effetti che questo nutriente ha su determinati soggetti – ovvero quelli che non presentano particolari carenze da questo punto di vista.
Con le analisi condotte dall’Agenzia, è stato possibile chiarire infatti che non modifica assolutamente il rischio di frattura nei soggetti sani e che, anzi, un abuso di questa sostanza può in realtà comportare – com’è stato ampiamente ribadito anche in passato – a problemi come insufficienza renale e intossicazione nel soggetto trattato. Partendo da quest’evidenza è stato inoltre possibile mettere il punto anche sulla questione relativa al Covid, ecco cos’è stato evidenziato dagli esperti.
Cura del Covid con la vitamina D, le prove dell’AIFA
Una volta chiarito che integrare maggiore vitamina D non serve in alcun modo a ridurre il rischio di frattura delle ossa o di insorgenza di osteoporosi, è stato anche necessario fare luce sulla bufala riguardante il suo utilizzo nei pazienti Covid – aspetto che ha maggiormente preoccupato gli esperti dell’AIFA.
Come chiarito nel dossier stilato proprio in questi giorni, non si è resa evidente alcuna efficacia nel trattamento dei pazienti che hanno contratto il virus – che per altro non presentano in genere problemi di carenze vitaminiche. Si spera dunque che da oggi si possa fare maggiore attenzione all’uso improprio di questa sostanza e che non venga più utilizzato per la cura di patologie che non hanno niente a che fare con problemi di assorbimento vitaminico.