Si torna a parlare di influenza aviaria e questa volta si teme che possa scattare l’allarme pandemia in seguito all’alto rischio di contagi.
In queste settimane questa patologia è tornata a far parlare di sé soprattutto per la diffusione epidemica tra gli animali – che ha messo in ginocchio alcuni paesi decimando alcuni allevanti (e non solo di pollame ma anche tra i mammiferi).
Ad oggi però si teme che la situazione possa addirittura peggiorare e che possa prendere a tutti gli effetti le dimensioni di una pandemia molto simile a quella in cui ci siamo trovati negli ultimi anni (ovvero quella da Covid-19).
A far scattare l’allarme è stata una recente notizia che, seppur non del tutto inaspettata, ha alzato la soglia di preoccupazione degli esperti. Vediamo di cosa si tratta.
Negli ultimi mesi si è tornato a parlare molto spesso dell’influenza aviaria e in particolare da qualche settimana la situazione ha iniziato a preoccupare gli esperti – soprattutto perché ad essere contagiati non sono più solo gli uccelli ma anche alcuni mammiferi (la notizia dell’epidemia scoppiata negli allevamenti di visone in Spagna non ha certo lasciato indifferenti) e si temeva un ulteriore salto evolutivo.
Sebbene infatti fino ad oggi i casi di aviaria tra gli esseri umani erano piuttosto isolati e avvenuti in circostanze molto particolari, oggi si torna invece ad alzare la soglia di allerta a causa di ben due nuovi casi in Cina. La prima è una donna di 53 anni di Jiangsu risultata positiva dopo aver mangiato un pollo infetto e un uomo di 49 anni di Guangdong; in entrambi i casi, purtroppo, non sono note le loro attuali condizioni di salute, per cui non è chiaro quanto sia grave la situazione.
Due casi che potremmo definire isolati, ma che si sommano ai due già riscontrati in Cambogia la scorsa settimana – per cui ora gli esperti come l’epidemiologo dell’OMS Richard Peabody, temono che si possa scatenare un’altra pandemia come quella che abbiamo vissuto negli ultimi anni. Proprio per questo la comunità scientifica è al momento al lavoro sul sequenziamento del virus in modo da poterli monitorare e sviluppare un vaccino.
In Italia, almeno al momento, non sono ancora noti casi di aviaria tra gli esseri umani, ma sono già molti i volatili colpiti dal virus. In particolare in Trentino Alto-Adige sono state recuperate circa 50 carcasse di gabbiani e qualche mese fa a Cagliari le autorità hanno dovuto abbattere 240 volatili infetti tra pavoni e anatre. Una situazione, insomma, ancora sotto controllo ma decisamente preoccupante.
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