Hai mal di schiena e accusi questo dolore specifico? Non sottovalutarlo per nessun motivo e corri a farti vedere.
Ognuno di noi lotta spesso contro i dolori alla schiena e nella maggior parte dei casi si tratta di un dolore muscolare dovuto ad un movimento sbagliato o anche una contrattura dovuta ad una postura scorretta – soprattutto se si svolgono lavori davanti al pc o che richiedono la posizione in piedi per molte ore.
A volte però determinati tipi di fastidi solo il primo campanello d’allarme di un problema infinitamente più grave e pertanto non dovremmo mai sottovalutare i segnali che il corpo ci invia. Ma quali sono i sintomi che non dovremmo assolutamente trascurare?
Cerchiamo di fare luce su quali siano esattamente i dolori che non dobbiamo prendere sottogamba, perché e che screening dobbiamo fare subito.
Come anticipato il dolore alla schiena è purtroppo molto comune nella popolazione e può essere dovuto ad una moltitudine di fattori come un movimento sbagliato – sia in palestra ma anche in casa – oppure dovuto ad una postura scorretta, soprattutto nel caso di lavori che ci portano a stare seduti molte ore e magari anche in posizioni particolari.
Ci sono casi però in cui non dovremmo sottovalutare assolutamente il fastidio alla schiena e in particolare se il dolore è unilaterale (per quanto anche la lombalgia può colpire solo una metà della schiena), se lo accusiamo per più di 6 settimane consecutive e se non si notano miglioramenti nemmeno minimi. Infine se anche dopo qualche giorno di totale riposo e perfino di notte sentiamo dolore è bene fare immediatamente una visita di controllo, perché potrebbero essere i primissimi sintomi di un cancro – per la precisione un tumore osseo alle vertebre.
Chiaramente la prima cosa da fare se il dolore alla schiena non accenna a migliorare è rivolgersi al proprio medico per valutare al meglio la situazione e capire se sono essenziali degli esami di approfondimento. In via del tutto generale in questi casi si procede con la TAC (tomografia assiale computerizzata) e con la PET (tomografia ad emissione di positroni) ma anche con la risonanza magnetica e lo studio delle risposte del sistema nervoso per capire se è stato compromesso il midollo spinale.
Per quanto riguarda il trattamento di solito si procede con la chemioterapia e la radioterapia – che negli ultimi anni hanno aumentato di molto le possibilità di sopravvivenza anche senza operazione chirurgica. Quest’ultimo infatti di solito è consigliato nel caso di un peggioramento del quadro clinico, ovvero se comprime il midollo spinale.
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