Quando si ha a che fare con un tumore alla prostata è essenziale fare attenzione ad alcuni segnali, il rischio è altissimo.
Tra le patologie che non devono assolutamente essere sottovalutate troviamo i tumori e nello specifico bisogna assolutamente prestare attenzione al cancro alla prostata – purtroppo ancora oggi davvero frequente e complesso.
Rendere difficile infatti il quadro clinico purtroppo è la sintomatologia, spesso generici o addirittura assenti alle prime fasi dello sviluppo della neoplasia. Come per ogni altra patologia però esistono dei campanelli d’allarme che dovremmo prendere in considerazione.
Si tratta di sintomi che devono essere costantemente tenuti presente, in modo tale da poter intervenire tempestivamente; vediamo quali sono.
Molto spesso insomma quando sia a che fare con un tumore, la parte più difficile è la diagnosi precoce – assolutamente essenziale per poter aumentare le chances di combattere efficacemente la patologia. Questo purtroppo accade soprattutto perché al primo stadio la maggior parte delle neoplasie è completamente asintomatica oppure provoca dei disturbi non sempre facilmente riconducibili alla malattia che ha colpito il paziente. Una situazione che si verifica anche nel caso del tumore alla prostata, che molto spesso non mostra alcun tipo di sintomo per moltissimo tempo – per cui alle prime manifestazioni potrebbe già essere troppo tardi.
Tra i segnali che però possono indicare un problema con la prostata troviamo problemi ad urinare (come un flusso debole di urina o difficoltà ad iniziare la minzione), il bisogno frequente di andare in bagno, il sangue nelle urine e anche nello sperma e infine problemi come disfunzione erettile, impotenza e dolore durante l’eiaculazione. In caso di cancro alla prostata in fase avanzata segnaliamo inoltre problemi come dolore persistente alle ossa, gonfiore alle gambe e all’inguine ma anche intorpidimento della regione inferiore del corpo.
Se dunque hai notato questo tipo di sintomatologia di recente, è essenziale correre quantomeno da un medico di famiglia o direttamente da un urologo esperto e sottoporsi ad alcuni accertamenti. Tra quelli che solitamente vengono effettuati prima abbiamo l’esame del PSA, un’analisi del sangue che misura l’antigene prostatico specifico, ossia una proteina che viene prodotta dalla prostata.
Secondo luogo si procede con l’esplorazione rettale per identificare al tatto eventuali noduli nella zona, ma il sistema più certo ed immediato per confermare la diagnosi è senza dubbio la risonanza magnetica multiparametrica, sulla base della quale si decide se effettuare la biopsia prostatica (ovvero il prelievo di un campione del tessuto prostatico).
Per quanto concerne il trattamento si procede con la chirurgia radicale – ovvero con la rimozione totale della ghiandola prostatica e dei linfonodi della regione. In caso di tumore in stadio avanzato però si opta prevalentemente per la radioterapia o la terapia ormonale (che comunque vengono fatte anche dopo l’intervento per ridurre il rischio di recidiva).
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