Quando si ha a che fare con il rischio di tumore al seno l’autodiagnosi è fondamentale, ecco cosa devi fare per salvarti la vita.
Ancora oggi purtroppo sono tantissimi i casi di tumore al seno diagnosticati ogni anno – si stima che solo nel 2022 siano state confermate ben 55.700 diagnosi con un incremento dello 0,5% rispetto agli anni passati.
Una situazione decisamente grave che ancora una volta porta gli esperti a parlare dell’importanza dell’autodiagnosi – ovvero di procedure che ogni donna dovrebbe effettuare regolarmente per assicurarsi di non essere incappata in questo terribile male.
Ma in cosa consiste questo procedimento? Facciamo chiarezza sull’autodiagnosi, su come dovrebbe essere effettuate e ogni quanto tempo dovrebbe essere messa in pratica.
Come spiegato più volte dagli esperti, il tumore al seno consiste in una formazione incontrollata di cellule anomale nella zona. Ad essere colpito è prevalentemente il tessuto dei dotti lattiferi (il più diffuso tra la popolazione) ma anche le cellule dei lobuli e altre zone della mammella. In genere i soggetti colpiti scoprono molto tardi la diagnosi soprattutto perché al primo stadio il cancro non da sintomi precisi.
In alcuni casi infatti ci si affida alle alterazioni della forma del capezzolo o della forma della mammella e perfino a mutazioni dell’epidermide; non sono rari anche i casi in cui si verificano perdite dal capezzolo o anche l’ingrossamento dei linfonodi e la presenza di noduli. Proprio perché spesso silente, questo tipo di malattia necessita di un’attenzione in più da parte delle donne, attraverso uno strumento indispensabile.
Data la difficoltà nel diagnosticare in tempo il tumore al seno, da tempo gli esperti si sono impegnati a fare campagna di sensibilizzazione per aiutare le donne a fare autodiagnosi e poter dunque intervenire tempestivamente per trattare il cancro al seno. Il test è molto semplice e consiste nell’autopalpazione per verificare la presenza di noduli.
In questo modo è possibile capire precocemente se sono avvenuti cambiamenti nella fisionomia della mammella; ma come si deve procedere? In un primo momento è essenziale procedere con una vera e propria osservazione visiva per cogliere le mutazioni dell’epidermide o nella forma del capezzolo e in secondo luogo si tasta il seno portando il braccio della mammella interessata dietro la nuca.
Il movimento deve essere concentrico e per ogni quadrante del seno facendo via via maggior pressione; in questo modo si può scoprire la presenza di noduli o indurimenti del tessuto mammario. Successivamente si procede con movimenti radiali, dal capezzolo verso l’esterno, poi dal basso verso l’alto e infine premendo anche il capezzolo per verificare la presenza di perdite. Chiaramente al primo dubbio durante l’autoesame è essenziale rivolgersi al proprio medico per eseguire ulteriori accertamenti e confermare, o smentire, la diagnosi.
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