Purtroppo la demenza frontotemporale può colpire tutti e in queste circostanze il cervello, per semplificare, va in tilt.
Quando si ha a che fare con una demenza purtroppo ci si ritrova a “combattere” con una condizione davvero terribile in cui purtroppo sopraggiunge una perdita progressiva della capacità mentali – soprattutto, ma non solo, dal punto di vista cognitivo.
Tra quelle che purtroppo possono colpire ad ogni età e in circostanze molto diverse tra loro troviamo la demenza frontotemporale, termine noto a causa della triste vicenda accaduta proprio di recente all’amatissimo attore Bruce Willis.
Come purtroppo si è appreso in diversi approfondimenti legati alla star di Die Hard, questa patologia manda il cervello il tilt e le conseguenze sono pesantissime.
Come si può intuire dal nome la demenza frontotemporale è una patologia che colpisce la parte frontale del cervello – con un impatto enorme sulle capacità mentali del soggetto colpito. In genere è provocata da danni ai neuroni della zona, per cui avvengono una serie di cambiamenti nel paziente sia dal punto di vista cognitivo-comportamentale ma anche fisico.
In particolare i pazienti accusano un profondo cambiamento nella personalità e nel comportamento – con la comparsa di apatia o atteggiamenti non adeguati dal punto di vista sociale – ma anche difficoltà progressive nel linguaggio (sia per quanto riguarda la capacità di esprimersi che di comprensione), difficoltà mentali come la pianificazione e l’organizzazione e infine anche problemi di tipo motorio che riguarda sia la difficoltà nei movimenti ma anche nel controllo dell’intestino e nella capacità di deglutizione.
Ad oggi purtroppo non si conoscono tutti i meccanismi della demenza frontotemporale, ma è noto ormai da diverso tempo che in generale è provocata da un accumulo di proteine “difettose” all’interno dei su menzionati neuroni della zona frontale che comporta enormi danni e dunque ne impedisce il corretto funzionamento. Il fattore scatenante di questo processo però ad oggi è ancora oggetto di studio, motivo per cui non esiste ancora una cura definitiva.
Esistono però una serie di trattamenti che possono aiutare a controllare i disturbi come farmaci specifici per controllare i problemi comportamentali e la fisioterapia in associazione alla terapia occupazionale e del linguaggio per attenuare problemi di comunicazione e movimento. Infine in queste circostanze possono essere di enorme aiuto psicologico anche i gruppi di supporto – validi sia per il paziente quanto per la sua famiglia.
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