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Botulismo: alimenti a rischio, diagnosi e cura

Il botulismo alimentare rappresenta una sindrome neuroparalitica, spesso letale, provocata dal botulino, una neurotossina prodotta dal batterio Clostridium botulinum.

Proprio il fatto che la sua derivazione sia batterica porta la scienza ad individuare le neurotossine dei batteri come la causa di questa intossicazione mortale. Non a caso non viene definita infezione ma intossicazione.

Affinché i batteri vadano a produrre tossine, ci vogliono particolari condizioni ambientali che si devono verificare in concomitanza. Ragion per cui non accade spesso che le persone vengano intossicate, pur essendo il botulino alimentare un neo particolare e grave per la salute pubblica. Questo perché la contaminazione dei cibi e la successiva intossicazione può coinvolgere più persone nello stesso momento.

Botulismo alimentare: gli alimenti a rischio?

Se definito alimentare è perché sono i cibi che si contaminano e producono botulino. La maggior parte delle volte si verifica nelle conserve di vegetali a base di olio e di acqua. Stesso discorso vale per la carne conservata, le conserve di pesce e i formaggi.

Motivo per il quale ad esempio, quando si fanno le conserve, frutta e verdura devono essere di prima scelta e non avere parti marce o ammuffite.

Quando invece conserviamo  gli alimenti in frigo, questi vanno tenuti ben coperti e mangiati nel giro di massimo un paio di giorno. Le mani devono essere costantemente pulite in cucina, così come lavati bene in acque abbondanti devono essere i prodotti alimentari.

E ancora, durante la preparazione delle marmellate va usata almeno una dose di zucchero pari al 50% del peso della frutta. Tutti i ridotti devono essere preparati con estrema cura e attenzione. Non a caso il botulismo si presenta quasi sempre nelle conserve caserecce e non quelle industriali, dal momento che in azienda si segue una serie di adeguate precauzioni igieniche.

Sintomi e forme di intossicazione

Ovviamente quando una persona finisce con l’intossicarsi può rendersene conto da una serie di sintomi. Il soggetto comincia ad avvertire debolezza, vertigini fino ad una paralisi discendente.

In una seconda fase, si presenta una difficoltà visiva, mista a disfagia, difficoltà progressiva a deglutire e a parlare, la bocca si asciuga. Allo stadio più avanzato si può addirittura giungere ad una paralisi flaccida e simmetrica. E ancora, nausea, mancanza di respiro, distensione addominale e costipazione oppure diarrea che tuttavia si avvertono nella fase iniziale. La febbre si presenta solo in caso di complicazioni.

Di solito, i sintomi dell’intossicazione si manifestano tra le 18 e le 48 ore dopo aver mangiato il cibo al botulino. In via del tutto eccezionale, in alcuni casi si incuba il batterio fino ad 8 giorni. La tossina botulinica tende ad agire per bloccare il rilascio di acetilcolina – un neurotrasmettitore – a livello delle giunzioni neuromuscolari.

Esiste una cura mirata?

Per quanto concerne una cura mirata, se presa in tempo, la contaminazione da botulismo viene trattata con un “antidoto”. Si tratta del siero anti-tossine botuliniche, che serve per bloccate le tossine presenti nel sangue. Tuttavia nulla si può fare per quelle giunte già nelle cellule nervose (neuroni) e, di conseguenza, non si possono trattare i sintomi già presenti.

Di solito si giunge alla somministrazione di antibiotico solo in caso di eventuali complicazioni secondarie, in particolare se viene compromesso il funzionamento dell’apparato respiratorio. In caso di terapia antibiotica meglio non assumere molecole cosiddette clostridiocidi (cioè tossiche per i clostridi) che aiutano paradossalmente le tossine a liberarsi nel sistema nervoso.

Coloro che si contaminano con il botulismo alimentare, considerati i possibili effetti collaterali, vengono soprattutto trattati con un protocollo standard di decontaminazione dell’intestino. Viene assunto cioè del carbone vegetale attivato in concomitanza con dosi di catartici per restringere l’assorbimento delle tossine botuliniche a livello intestinale.