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Il peso economico della depressione: 4 miliardi all’anno in Italia

In Italia circa tre milioni di persone soffrono di depressione, di cui 2 milioni sono donne. Questo disturbo psichiatrico si sta ormai diffondendo in maniera sempre più consistente, con la metà delle persone che riesce ad essere assistita in tempi piuttosto rapidi, mentre l’altro 50% resta “sospeso” prima che venga effettivamente individuata la causa del proprio malessere. Inoltre, almeno un paziente su 4 non risponde ai trattamenti.

Depressione, il peso economico è elevatissimo: la spesa in Italia è di 4 miliardi all’anno

Tutto ciò comporta un peso economico non indifferente. Basti pensare che per i pazienti affetti da depressione maggiore (il 2% dell’intera popolazione italiana) la spesa ogni anno è di 2.612 euro a testa.

A questa cifra bisogna aggiungere anche i giorni di assenza dal lavoro, che in tutto l’anno sono in media 42: l’esborso complessivo è quindi di circa 4 miliardi di euro all’anno, a cui si sommano i costi per il “caregiver” (circa 600 euro a persona).

Questi dati sono stati resi noti grazie ad un’indagine portata avanti dai ricercatori dell’Università Tor Vergata di Roma su più di 300 pazienti e presentata ieri a Milano in vista della Giornata Mondiale della Salute mentale, che è in programma il 10 ottobre.

In dieci anni il disturbo è aumentato del 20%

Nella ricerca, oltre al grosso peso economico di questo disturbo psichiatrico, emerge con forza un dato che non può non far preoccupare: il 30% dei pazienti affetti da depressione maggiore non risponde ai trattamenti tradizionali.

Per farla breve, in Italia ci sono circa 130.000 persone che non ottengono alcun beneficio dalle terapie, anche se somministrate correttamente e con le giuste dosi. Quando le cure non risolvono il disturbo, questo tende a diventare cronico.

Per questo servono maggiori risorse e soprattutto un approccio che investa più discipline. Nel decennio che va dal 2005 al 2015, la depressione è aumentata del 20% ed è inoltre la prima causa di disabilità a livello globale.

Come spiegato da Francesco Saverio Mennini, docente di Economia Sanitaria Università Tor Vergata di Roma, si tratta di una malattia fortemente invalidante, che impatta in maniera significativa sulla vita dei pazienti e della società, da molteplici punti di vista.