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Inappetenza: cause organiche e psicologiche

L’inappetenza, comunemente conosciuta come calo di appetito, è una delle condizioni che più si verificano all’interno di ogni persona. Almeno una volta nella vita si verifica un ciclo in cui l’appetito viene meno, non necessariamente per una causa patologica o per un problema organico. Le possibili cause possono essere molteplici, da un problema psicologico ad una condizione fisica non ottimale. Come ovviare, allora, a questa condizione che mette a rischio uno dei bisogni primari di ogni organismo?

Cause organiche dell’inappetenza

Le cause organiche che portano al calo di appetito sono molteplici e vengono considerate con un ordine di gravità che le differenzia in cause temporanee e cause, invece, ben più rischiose e pericolose.

L’inappetenza, ad esempio, è molto comune nelle persone anziane, là dove si verifica una minore percezione del senso della fame che difficilmente può essere contrastata. Più si avvicinano alla loro fine, più le persone anziane tendono a evitare in qualsiasi modo il cibo. Ciò può essere legato a diversi fattori: generalmente la richiesta energetica da parte dell’organismo è scarsa e la capacità di percepire i sapori dei cibi viene meno, rendendo questi stessi ben poco appetibili. In molti casi, inoltre, a ciò vanno ad aggiungersi problemi digestivi o difficoltà nella masticazione, abbastanza comuni nelle persone anziane.

L’inappetenza è comune anche nei primi mesi di gravidanza, a causa della nausea gravidica, e nei primi anni di vita, quando i dolori legati allo sviluppo della dentatura da latte sono frequenti e scoraggiano il bambino, diminuendo il suo appetito. Altri fattori fisici legati all’inappetenza sono caratterizzati da patologie, come insufficienza renale, malattie epatiche, malattie gastro-intestinali (come la gastroenterite o l’influenza intestinale), tumori maligni o semplicemente condizioni febbrili che portano a ridurre il senso della fame.

Infine, fattori esogeni che possono portare alla diminuzione dell’appetito sono quelli legati ad uno stile di vita smodato: alcol, droghe e fumo hanno – tra le conseguenze negative per l’organismo – l’inappetenza. Va comunque fatta chiarezza in merito: generalmente sono le droghe sintetiche, come amfetamina, cocaina ed eroina, a provocare un drastico calo dell’appetito.

Cause psicologiche dell’inappetenza

L’inappetenza può essere anche causata da fattori psicologici che non vanno assolutamente sottovalutati e che, anzi, caratterizzano una vera e propria difficoltà perchè difficili da contrastare. Tra le più comuni cause psicologiche ci sono ansia e depressione, che portano a un iniziale rifiuto del senso della fame; con il tempo, tuttavia, la capacità di percepire l’appetito può diminuire o svanire, comportando gravi rischi.

Naturalmente, anoressia e bulimia sono condizioni psicologiche strettamente correlate al fenomeno del calo di appetito, così come la depressione post-partum che potrebbe portare la donna a rifiutare il cibo per i mesi successivi alla gravidanza.

Come contrastare il calo di appetito

Contrastare l’inappetenza è, naturalmente, possibile: in generale il calo di appetito è come una spia luminosa che indica la presenza di un problema che, risolto, dovrebbe portare tutto a ristabilirsi definitivamente. Nel caso in cui il problema non sia chiaro e la causa specifica non individuata, esiste comunque una procedura per contrastare il calo di appetito:

  • ridurre il consumo di alcool o fumo, che causano inappetenza;
  • praticare attività fisica anche a bassa frequenza, che stimola il senso di appetito;
  • consumare cibi ad alto contenuto energetico, per far fronte alla mancanza di volontà di effettuare pasti regolari;
  • eliminare farmaci che potrebbero avere, come effetto collaterale, il calo di appetito;
  • intensificare la preparazione di alimenti graditi e normalmente preferiti, specie nelle persone anziane;
  • consumare alimenti semisolidi, se la causa dell’inappetenza è dovuta da problemi alla masticazione o ad aftosi; la soluzione è particolarmente consigliata nei bambini che si trovano in fase di sviluppo della dentatura o in casi di infezione alla bocca.