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La dieta vegana contribuisce al controllo della glicemia

Un recente studio ha evidenziato che seguire un regime alimentare vegano aiuterebbe a prevenire il diabete. Lo studio che ha evidenziato quanto l’alimentazione vegana possa contrastare l’insorgenza del diabete, è stato presentato al congresso dell’Associazione Europea per lo Studio del Diabete di Barcellona.

Lo studio

La ricerca è stata condotta da un gruppo di studiosi guidati da Hana Kahleova del Physicians Commitee for Responsible Medicine di Washington, su 147 partecipanti in sovrappeso ma non diabetici con età compresa tra i 45 e 65 anni.

I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: le persone facenti parte del primo gruppo hanno dovuto seguire un’alimentazione vegana a basso contenuto di grassi; le persone appartenenti al secondo gruppo, invece, hanno potuto continuare a seguire le proprie abitudini alimentari.

Di entrambi i gruppi sono stati presi in esame la composizione del microbiota, la composizione corporea e la sensibilità insulinica, per poterli confrontare con i risultati ottenuti dopo 16 settimane.

I risultati della ricerca

Al termine delle 16 settimane di ricerca si è riscontrato che le persone appartenenti al gruppo che ha seguito un’alimentazione vegana avevano perso peso (in media 5,8 chili in meno) e presentavano una maggiore sensibilità insulinica.

Inoltre, confrontando la composizione del microbiota intestinale, prima e dopo le 16 settimane, si è evidenziato un aumento del 4,8% di Faecalibacterium prausnitzii, un batterio molto abbondante dell’intestino a cui è legata strettamente la salute di questo organo e un aumento di quasi il 20% del Bacteroides fragilis.

Secondo gli esperti, la cosa importante è assumere più fibre perché in effetti non si è ancora in grado di stabilire se la variazione nel microbiota sia correlata al ridotto apporto di calorie oppure alla dieta vegana.

Per scoprire quali benefici si otterrebbero se invece si seguisse uno stile alimentare bilanciato ricco di frutta e verdura, il gruppo di ricerca ha in mente una nuova ricerca da condurre su pazienti che hanno il diabete di tipo 2.