In tutto il mondo sono 56 milioni le donne che, consapevolmente, decidono di ricorrere alla pratica dell’aborto (ovviamente non vengono conteggiati gli aborti spontanei). Questi i dati del rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e Guttmacher Institute statunitense che, ormai da oltre due decenni, ha deciso di monitorare l’andamento di questo fenomeno. Secondo i report dei due istituti, una donna su quattro – durante lo scorso anno solare – avrebbe interrotto una gravidanza, molto spesso inaspettata.
Molti potrebbero mettere in reazione questo numero, sicuramente impressionante, con il numero crescente di paesi che hanno deciso di rendere legale l’aborto. Niente di più sbagliato. Paradossalmente nei paesi in cui l’aborto è legale, le percentuali sono molto più basse. Sono 37 donne su mille, infatti, le donne che praticano l’aborto nei paesi in cui è in legale, poche meno di 34 su mille, nei paesi in cui non è proibito.
La metà delle donne rimangono incinta senza volerlo. Questo fenomeno poi accomuna paesi del primo mondo e in via di sviluppo. Nel primo caso abbiamo una percentuale del 28%, mentre nel secondo caso siamo al 24%, in aumento di 4 punti principali rispetto allo scorso report. Scorrendo i dati, si scopre che sono le donne sposate a ricorrere all’aborto, ben il 75%.
In Italia l’aborto è legale dal 1978, fino al terzo mese di gravidanza. Nel Bel Paese su mille donne, solo 9 decidono di abortire; un numero decisamente inferiore rispetto alla media mondiale (34 su mille). Ad ogni modo, in molte regioni italiane il diritto sancito dalla legge non è garantito, a causa della forte presenza di medici obiettori e dei molti abusi di trattamento (anche psicologici) del personale ospedaliero.
Nel nostro Paese la legge sull’aborto esiste da 40 anni, ma non sempre viene rispettata. Tra obiettori di coscienza carte da far firmare e l’interruzione di gravidanza diventa troppo spesso un diritto negato. Così si ricorre l’aborto clandestino, ma cambiano gli strumenti: i vecchi ferri arrugginiti si trasformano in una manciata di pillole, acquistabili sul internet.
“Tra le donne immigrate abbiamo notato un tasso più alto di aborti – sottolinea l’esperta -, soprattutto per le cinesi, seguite da quelle dell’est Europa e dalle marocchine. Questo è un problema che notiamo in molti paesi occidentali, sintomo della necessità di campagne ad hoc per un maggiore accesso alla contraccezione”.
‹‹Questi trend suggeriscono che le donne e le coppie nei paesi sviluppati stanno riuscendo meglio ad evitare le gravidanze indesiderate, che sono la causa principale dell’aborto››, afferma Gilda Segh del Guttmacher Institute. Alti tassi di interruzioni di gravidanza sono direttamente correlati ad alti livelli di bisogni contraccettivi non soddisfatti. Si stima che metà delle gravidanze nel mondo siano indesiderate, e circa il 40% di queste finisce con un aborto››.
‹‹L’aborto è una procedura sicura dal punto di vista medico, se viene eseguita secondo le linee guida – si legge nel documento -. Tuttavia nei paesi in via di sviluppo 6,9 milioni di donne ogni anno è curata per complicazioni di un aborto non sicuro, e almeno 22mila donne sono morte nel 2014 per questo motivo. Un aborto ogni cinque nei paesi in via di sviluppo dà luogo a complicazioni, mentre nei paesi occidentali il tasso è dello 0,5%››.
Brunello Colli
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