Infarto intestinale: cause, diagnosi e cosa fare
L’infarto intestinale è una patologia molto grave che si verifica a seguito di una insufficienza acuta della perfusione o dell’occlusione delle arterie e delle vene mesenteriche. Queste ultime sono, semplicemente, i flussi sanguigni venosi e arteriosi che si trovano all’interno dell’intestino. Pertanto, l’infarto intestinale è identificabile come la necrosi di un tratto di intestino. L’infarto è diviso in due tipi: l’infarto intestinale del tenue e l’infarto intestinale colico.
Sintomi e manifestazioni dell’infarto intestinale
I sintomi e le manifestazioni più importanti che possano identificare al meglio la presenza di un infarto intestinale sono molteplici e ognuno di questi può essere l’indicatore anche di altre patologie e malattie. Pertanto, i sintomi necessari dell’infarto intestinale sono i seguenti:
- atonia intestinale;
- gonfiore addominale;
- dolori addominali;
- dolori addominali alla palpazione;
- peritonismo;
- sangue nelle feci;
- sangue dall’ano;
- febbre;
- tachicardia;
- vomito;
- meteorismo;
- addome acuto;
- diarrea.
Generalmente, gli indicatori più validi da prendere in considerazione in caso di infarto intestinale sono proprio gli ultimi: il quadro clinico dell’addome acuto si presenta attraverso meteorismo, diarrea e vomito, accompagnati da dolori o gonfiore addominale.
Cause dell’infarto intestinale: da cosa è provocata la necrosi
Se è vero che il termine infarto, seppur correlato all’intestino, indica la necrosi di un tratto che sia oggetto di analisi, allo stesso tempo questa morte è determinata da numerose cause, che possono essere o meno occlusive. Generalmente, la necrosi di un tratto dell’intestino è data dall’occlusione di vene o arterie intestinali. Tra le principali cause ci sono l’occlusione di vene o arterie e cause non occlusive:
- cause occlusive: qualora vene e arterie intestinali si occludono, la conseguenza principale è la necrosi di un tratto di intestino. Generalmente, le arterie si occludono parzialmente o totalmente a causa di fibrillazione atriale e aterosclerosi, che provocano rispettivamente embolie e trombosi arteriose. La stessa situazione, applicata alle vene, può portare al medesimo risultato: si può parlare di trombosi venosa (nel caso in cui la vena sia occlusa totalmente o parzialmente) o di altre patologie, come ipertensione portale, appendicite, ascesso pelvico, pancreatite o diverticolite;
- cause non occlusive: l’infarto intestinale può essere presente all’interno dell’organismo anche qualora quest’ultimo non veda l’occludersi parziale o totale di vene o arterie. In questo caso l’infarto può essere determinato da un’insufficienza cardiaca, che ha come risultato la mancanza di sangue pompato a sufficienza per tutti i tessuti, ipotensione, gravi infezioni nel tratto intestinale, eccessiva viscosità ematica (densità troppo alta del sangue che non riesce a circolare) o in caso di forte stress emozionale, assunzione di droghe come cocaina o amfetamine;
- coesistenza di cause occlusive e cause non occlusive.
Come curare l’infarto intestinale
Se in molti casi l’infarto al miocardio può essere silente e portare i pazienti a sopravvivere, l’infarto intestinale evolve in decesso nel 100% dei casi, attraverso peritonite o stepsi. In base al momento specifico in cui viene diagnosticato, l’infarto intestinale va trattato in un determinato modo, al fine di salvare il paziente attraverso un trattamento di emergenza.
Se viene identificato quando è ancora in fase precoce (entro le 6-8 ore da quando è entrato in atto) ed è causato da un’occlusione, che sia essa venosa o arteriosa, è possibile trattare l’infarto intestinale attraverso la somministrazione di farmaci trombolitici e anticoagulanti. Se causato, invece, non da un’occlusione ma da un’insufficienza cardiaca che porta a un apporto ematico non necessario, i medici intervengono attraverso procedure che possano aumentare il livello di sangue nella zona interessata.
Quando l’infarto intestinale viene diagnosticato in maniera tardiva, invece, si procede attraverso l’intervento chirurgico, che possa portare alla rimozione dei tessuti intestinali intaccati: durante l’intervento, insieme alla rimozione delle parti già colte dalla necrosi, i medici provvedono anche alla rimessa in circolo del sangue in modo corretto.